Quella notte in pochi potettero riposare pienamente. Troppi i sospetti,
fra i gruppi e nei confronti di un nemico invisibile che sembrava poter
sbucare fuori dalla botola da un momento all'altro. Eppure,
incredibilmente, non accadde niente. Anzi, quantomeno fra Elendithas e
Mitrok si era creatauna parvenza di fiducia, dopo che il mago aveva
accettato le cure del sacerdote, nonostante l'evidente imbarazzo
iniziale.
L'indomani mattina, fu Panamon il primo a calarsi
dentro la botola. L'interno era buio e rischiarato solamente dalla
torcia che teneva in pugno e dalla fioca luce che filtrava dal pavimento
della casa, circa due metri sopra la testa di Panamon. Le pareti
dell'antro erano interamente in pietra, così come il pavimento. Non si
trattava di una cavità naturale, il suo andamento era regolare, e la
pietra levigata da mani esperte.
Panamon esaminò la parete a sinistra rispetto all'apertura della botola, ma non trovò che pietra levigata, perfetta.
Più
in alto, sopra di lui, si era ormai riunito tutto il gruppo, in attesa
di capire se quella cavità nascondeva o meno un suo segreto.
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