mercoledì 11 agosto 2021

SETTIMANA 31 2021

JEAN - 03/09
Com’era come non era, i guai riuscivano a trovare quel gruppo qualunque cosa facesse ed in qualunque luogo si trovasse… Neppure il tempo di ipotizzare un tranquillo ingresso nella residenza di Tionisla - finalmente! - che la presenza di Kel-Hatril, i modi duri di Fenryr e lo spirito militaresco che pervadeva il luogo, avevano prospettato un soggiorno tutt’altro che rilassante.
“Fantastico. Entrare da qualche parte con la scorta militare era una delle cose da provare prima di morire sulla mia lista.” Strizzò l’occhio all’elfo dei ghiacci e si accodò al variopinto drappello in attesa di essere introdotti alla signora del castello…
La marcia fu anche più breve del previsto. Giusto il tempo di girare un po’ il collo a destra ed a sinistra nel tentativo di capire che cosa poteva aspettarsi, che giunsero al cospetto della padrona di casa.
Ora, non è che Jean avesse dedicato a Tionisla alcuna delle sue fantasie notturne, avvero com’era alla magia, ma tutto si aspettava fuorché  una mezz’orca.
“Fiiiiiuuuu…” gli sfuggì un breve e basso fischio di sorpresa, che mascherò immediatamente con un sorriso aperto. Non aveva nulla contro i mezzorchi o i mezzosangue in generale, era solo stupito.
“Piacere di conoscerla, il mio nome è Jean Tannen.” Si presentò educatamente e partecipò volentieri a tutti i brevi rituali che l’etichetta richiedeva, quindi prese posto a tavola e si godette il pasto. Nonostante l’atmosfera leggermente formale ed imbarazzata, quelle pietanze erano di gran lunga le migliori che avesse assaggiato da diverse leghe a questa parte.
Ascoltò con attenzione il racconto della maga, quindi attese di capire se fosse necessario il suo intervento nel confronto con Kel-Hatril che stava per andare in scena...

SCARLETT - 03/09
La cena servita al tavolo di Tionisla era buona, ma a differenza del solito, erano quasi tutti zitti e anche quei pochi scambi tra loro, si spegnevano nel giro di poco. Per quanto riguardava Scarlett non era tanto l'aver scoperto che la famosa maga era una mezzorca, forse quanto più la tensione per quanto sarebbe avvenuto dopo la cena, ovvero il dover affrontare la questione di Kel-hatril. E poi, in un secondo momento, lei ed Issus avrebbero dovuto parlarle di quanto era accaduto all'uomo a Mayraberd, perchè secondo Bradda lei era la persona più indicata ad aiutarlo.
Fu Tionisla a decidere di rompere il ghiaccio raccontando la sua storia.
Una storia piena di violenza, ma quando si nasceva tra gli orchi difficilmente si sarebbe potuto raccontare qualcosa di diverso, però era chiaro che, irascibilità a parte, la maga aveva poco da spartire con la cattiveria quasi gratuita che spesso animava quelli della razza del padre. Anche il fatto che si fosse preoccupata che Kel-hatril non avesse quasi toccato cibo, rivolgendosi a lei come a chiunque altro, lasciava sperare Scarlett su un buon esito per quanto riguardava il destino della drow.
Quando Tionisla ebbe finito di parlare, la Rossa le rivolse un sorriso aperto e sincero. "Vorrà perdonarmi, sono stata incredibilmente maleducata a non presentarmi nemmeno, la mia maestra mi avrebbe dato una strigliata che l'avrebbe sentita gridare il Granduca in persona." a quel punto Scarlett si alzò allungando una mano attraverso la tavola. "Io sono Scarlett Crownster, ed è un vero piacere fare la sua conoscenza."
Era palese che per la maga il fatto che che l'altra fosse una mezzorca non le provocava alcun pensiero, anzi.
La Rossa attese che Tionisla accettasse o meno di stringerle la mano, quindi tornò seduta, preparandosi mentalmente per quando la padrona di casa avrebbe dato il via al confronto con Kel-hatril. Lei era quella che ci aveva parlato e discusso per prima e che con l'aiuto di Tabitha era riuscita a convincerla che poteva cambiare se lo voleva, quindi si sentiva in qualche modo responsabile per quello che sarebbe accaduto, ed era ovvio che era pronta a dare manforte alla drow.

HAZA - 03/09
Il nano aveva guardato il posto con occhio molto più critico di quanto non mostrasse Bognus.
Il compagno armaiolo mostrava di apprezzare lo stile del luogo, mentre Haza era davvero perplesso, trovando che il posto avrebbe avuto bisogno dell'opera dei nani.
Era profondamente ingiusto che le miniere dei nani fossero state invase da coboldi e drow, mentre un luogo così grezzo dovesse ospitare un'armata e la sua padrona.
Ancora una volta gli Dei si rivelavano pazzi desiderosi di giocare con la pelle dei mortali e per nulla degni di ricevere preghiere e parole d'elogio. Non fosse stato per il dono che essi davano ai chierici di lenire le ferite e di scacciare i non-morti, avrebbe scacciato ogni dubbio circa la loro esistenza e avrebbe preso a immaginare scranni vuoti fra le nuvole.

A differenza dell'architettura, apprezzò il cibo.
Con l'ospite condivideva la ricerca della vendetta, che aveva guidato i suoi primi anni da avventuriero, eppure non riusciva a provare empatia per lei, poichè la sua vendetta era per la morte della propria famiglia ad opera di non morti, mentre quella di lei era contro un proprio familiare, sebbene a suo dire un padre assassino che l'aveva ripudiata.
Dal suo racconto ebbe invece la pressante sensazione che fosse un bene non contraddirla e non finire sul suo taccuino nero. Per tanto usare poche parole era la cosa migliore.
Quando gli parve fosse il suo turno di presentarsi alzò una mano e disse semplicemente "Haza", ritenendolo sufficiente tanto come informazione quanto come cortesia verso l'ospite.

DUNGEON MASTER - 03/09
Qualche chiarimento su alcuni punti che forse non ho approfondito abbastanza...

1) La residenza sotterranea di Tionisla è nettamente migliore della miniera di Kel-hatril, tranne che per il piccolo appartamento privato della drow: volumi interni più spaziosi, aria più respirabile, lavoro di scalpello più rifinito, arredamento più curato (seppure di gusto piuttosto orchesco). I tunnel della miniera erano invece grezzi e soffocanti, visto il loro scopo prettamente utilitaristico di estrazione di minerali, e l'arredo era minimalista, sia perché riciclato dal vecchio e malridotto arredo dei minatori che perché la marmaglia di Kel-hatril non era certo fatta di gente colta, raffinata ed esigente, tale da preoccuparsi di dettagli come eleganza, ordine e pulizia.

2) La vendetta di Tionisla fu contro il padre, che fu di propria mano assassino della madre della maga (e quindi non di una persona qualsiasi), e che poi non ripudiò semplicemente la neonata, ossia non la disconobbe lasciandola tuttavia vivere la propria vita, ma dispose che venisse data in pasto ai cani. Direi che il diritto alla vendetta di Tionisla, ammesso che un tale diritto esista, non è inferiore a quello di Haza e semmai è superiore, visto che suo padre era perfettamente senziente al contrario dei non-morti che sono sostanzialmente privi di coscienza.

3) La truppa al servizio di Tionisla, per quanto disciplinata, ben addestrata e ben equipaggiata, è decisamente troppo esigua per essere definita un'armata: si tratta di una trentina di persone o poco più, tutti maschi umani (almeno per quello che avete potuto vedere finora).

HAZA - 03/09
Grazie per i chiarimenti, in particolare sul punto 1 non avevo colto.
In ogni caso non mi sembra che tu abbia descritto come 'nanica' l'architettura mentre la miniera ricordo sapessimo fin dal principio di chi era opera. Dunque per quanto un umano la riterrebbe migliore di una miniera, per Haza la struttura del maniero di Tionisla non è abbastanza nanica da meritare maggiore considerazione.

Riguardo il punto 2, puntualizzo che la vendetta di Haza non era (solo) contro i non morti ma (principalmente) contro il necromante che li aveva creati, lo davo per implicito. Avrei potuto essere più chiaro. Per quanto riguarda il diritto alla vendetta, non ho scritto che Tionisla non lo avesse nè ho fatto graduatorie di leggittimità.
Ho scritto solo che Haza non prova empatia perchè lui ritiene che avrebbe agito diversamente se si fosse trovato nei panni di Tionisla.

Punto 3, ad Haza pare ovvio che ci sia un'armata, dato che qui vediamo spadaccini, sono stati sorvegliati e seguiti da arcieri, ci sono una marea di panche nella sala da pranzo e molte stanze sconosciute. Inoltre, questo è un posto considerato sicuro nonostante la relativa vicinanza di coboldi e drow.
Ad opinione, probabilmente fallace, di Haza non può essere solo per 30 armati nè una mezzorca essere così 'dotata' magicamente da essere da sola in grado di garantire la sicurezza del luogo.

DUNGEON MASTER - 03/09
Sorvolando sugli altri due punti, di limitata importanza, vorrei soffermarmi invece un po' sul punto 3...

Effettivamente avrei dovuto menzionare il fatto che nella sala durante la cena ci sono parecchie persone, ma non avevo pensato che potesse non risultare evidente che, se ci sono quattro tavoli oltre a quello di Tionisla, non sono lì solo per fare arredamento. In effetti il fatto stesso che il posto vi sia apparso grande non è perché Tionisla è grande e grossa e sente il bisogno di avere spazio attorno, ma è perché là ci vive e ci lavora, visto che perfino i maghi per campare devono pure lavorare. E un mago di un certo livello non di rado ha assistenti e allievi. Devo ammettere che avevo pensato che fosse ovvio che, al pari di Argenta e Solcan (sia pace all'anima sua), anche altra gente lavorasse con o per Tionisla: allievi maghi come Argenta e Solcan stessi, studiosi, ricercatori, artigiani, eccetera... ed una truppa di difesa di ragionevoli dimensioni, naturalmente. Per non parlare del personale di servizio. In totale, si può stimare che da lei vivano stabilmente 80-100 persone.

Già che ci sono, preciserò un altro punto: Tionisla è ricca. Parecchio, anche. La sua residenza è anche il luogo in cui lei, oltre che studiare la magia (è ben noto che un mago è sempre impegnato a progredire), elabora nuovi incantesimi, magari anche su commissione, produce oggetti magici e incanta oggetti non magici, ed infine educa ed istruisce giovani maghi, magari anche intascando sostanziose rette da facoltose famiglie desiderose di avere nel proprio ambito un mago di buona esperienza.

Spero che adesso sia più chiaro, ma nel caso chiedete.

DUNGEON MASTER - 03/09
Finita la cena, Kel-hatril si alzò dal suo posto senza aver quasi toccato cibo, discese dalla parte rialzata della sala ed andò a mettersi fra i tavoli in modo di trovarsi di fronte a Tionisla.

Non fece nemmeno a tempo ad aprir bocca che uno degli armigeri si alzò a mezzo dal suo posto al tavolo che divideva con i commilitoni e, mentre già inizava a sguainare la spada, urlò: «Ha ucciso Solcan e gli altri! Non occorre processo! A morte la strega drow!». Subito dai suoi compagni si levò un clamore rabbioso di voci: «A morte! Morte alla strega! Giustizia per Solcan!». Il solo Erdem non aprì bocca, anche se l'espressione sul suo volto rendeva chiaro quanto condividesse l'atteggiamento dei suoi uomini.

L'enorme pugno di Tionisla piombò sul tavolo facendo sobbalzare rumorosamente le stoviglie: «Silenzio!», ruggì ed in una frazione di secondo non si udì più volare una mosca. «Qua non si fanno processi sommari», proseguì in tono minaccioso, «e pronunciare sentenze, se del caso, spetta solo a me!». Un istante di pausa e poi abbaiò, ancora piena
di collera: «Erdem!». Il capo delle guardie immediatamente balzò in piedi e, seppur non mettendosi letteralmente sull'attenti, si mise subito in attesa di ordini. «Quell'uomo!», ruggì Tionisla puntando il dito sul soldato che aveva dato inizio all'incidente. «Ha accennato a
sguainare la spada senza motivo né permesso, per di più alla mia mensa: tre giorni di cella e senza paga! Ora!».

«Signorsì, Padrona!», rispose prontamente Erdem, poi fece un cenno e due dei suoi uomini si avvicinarono al colpevole, gli sequestrarono la spada e lo condussero via senza che questi opponesse alcuna resistenza. Anzi, dal suo atteggiamento traspariva come fosse perfettamente consapevole della punizione che gli era toccata.

Tionisla rivolse allora l'attenzione su Kel-hatril: «Qualunque cosa tu abbia da dire, attendi qualche istante», disse in tono ancora alterato. «Per via della mia metà orchesca io vado facilmente in collera, ma di solito mi passa presto». Kel-hatril annuì, un po' inquieta e chiaramente scossa dall'incidente, mentre Tionisla con un sospiro chiudeva gli occhi e si reclinava indietro per appoggiarsi allo schienale della sedia.

Passò qualche minuto di attesa, poi Tionisla riaprì gli occhi e si rimise in posizione eretta. «Parla pure, ora», disse in tono tranquillo a Kel-hatril, «e di' quello che ritieni di avere da dire su di te. Poi discuteremo».

Kel-hatril annuì. I lineamenti tirati ed il brutto tono grigiastro che la sua pelle aveva assunto rendevano evidente il suo stato d'animo, ma quando iniziò a parlare la sua voce fu ferma e controllata: «Ti ringrazio per il tuo intervento di poco fa: posso accettare di venire condannata, ma non di essere linciata senza un equo giudizio. D'altro canto posso capire l'atteggiamento dei tuoi soldati: conoscevano personalmente Solcan e la loro collera è comprensibile. Tuttavia non mi ritengo colpevole della morte del tuo mago e di quelli che erano con lui: avevano tentato di introdursi furtivamente in casa mia ed avevo tutti i diritti di difendermi. Semmai posso essere accusata di aver usato una mano troppo pesante nell'interrogatorio, sia con lui che con Argenta, ma all'epoca stavo ancora seguendo una filosofia di vita che ora mi sto adoperando di abbandonare. Ma di questo parleremo più tardi.
Tuttavia devo ammettere che non è stato certo il trattamento riservato a Solcan la cosa peggiore di cui mi sia macchiata in vita mia, anche se quando commisi quelle azioni mi sembravano ancora comportamenti del tutto naturali e legittimi». Lo sguardo le corse per un istante su Tabitha. «Due sono le mie maggiori colpe, secondo il mio giudizio attuale: il male che ho fatto a mia sorella, che è la sola persona che abbia mai davvero amato in vita mia, e gli esperimenti genetici che ho fatto compiere a due cosiddetti scienziati nella speranza di riuscire a perseguire i miei obiettivi».

Lo sguardo della mezzorca si fece ancora più attento: «Esperimenti genetici, hai detto? E per quali obiettivi?», chiese. Il suo tono pareva essere più incuriosito che accusatorio, almeno per il momento. «Poi parleremo anche del resto, ma per ora voglio capire di più su questi punti».

«Allora, per rispondere alle tue domande, forse farò meglio a riassumere brevemente la mia vita e quella di Tabitha», rispose Kel-hatril. «Noi siamo della casata Kiliryn di Al-bairath, che è la meno prestigiosa delle casate di quella città. Io nacqui maga e venni educata come tale,
assumendo quindi in tutto e per tutto mentalità e modi di vivere tipici della cultura degli elfi scuri: pur essendo un'allieva piuttosto recalcitrante, non mi allontanai mai dalle regole della nostra società. La mia unica vera disobbedienza fu l'istintivo rapporto di affetto che mi legava a Tabitha, forse anche perché eravamo così vicine di età... e poi... beh, e poi lei è sempre stata eccezionalmente bella e io… insomma, io... ma questa in fondo è un'altra faccenda. Intanto che crescevamo insieme, io allo stesso tempo crescevo come maga ed in me cresceva anche l'odio contro tutto e tutti, fatta eccezione solo per Tabitha: ero maga ed ambiziosa, ma ero socialmente costretta ad un ruolo subalterno rispetto alle mie sorelle chieriche di Lolth, che quindi odiavo cordialmente; avrei voluto vedere la nostra casata innalzata ad un rango superiore nella gerarchia di Al-bairath e quindi odiavo mia madre perché non la ritenevo all'altezza del suo ruolo; odiavo tutti gli altri perché trattavano Tabitha come una reietta da quando divenne chiaro che era del tutto priva di poteri magici, cosa rara ma non unica fra le femmine degli elfi scuri. Finii per convincermi che, se avessi assassinato mia madre e le mie sorelle chieriche avrei ottenuto il favore di Lolth, che magari mi avrebbe innalzata a chierica e capo della casata. Furono sette volte sette anni di studio matto e disperatissimo, durante i quali affinai con la massima determinazione le mie doti di maga, anni che giunsero però bruscamente alla fine quando nostra madre decretò che Tabitha sarebbe stata sottoposta alla procedura per venire trasformata in una drider. Sai cosa sono i drider, Tionisla?». La mezzorca annuì e quindi Kel-hatril riprese: «Si tratta di una trasformazione che comporta sofferenze atroci per chi la subisce e che spesso conduce alla sua morte: non potevo accettare che la mia sorellina subisse una cosa del genere, per cui in pratica la rapii dalla cella in cui era stata rinchiusa ed insieme fuggimmo fino alla superficie».

«Eravamo libere, almeno per il momento, ma soprattutto Tabitha era salva», riprese a narrare Kel-hatril. «Ci abituammo un po' alla volta alla vita all'esterno e vivemmo alla macchia per parecchi anni, sopravvivendo grazie alle sue capacità come cacciatrice ed alle mie doti come maga. Eravamo ancora più unite di prima, dipendenti come eravamo una dall'altra, ma fu una vita allo stesso tempo bellissima e molto dura: da nobildonne ad Al-bairath a profughe sempre con il timore che nostra madre potesse aver incaricato qualcuno della casata di darci la caccia. Fu così che alle ragioni di odio che già avevo si aggiunse anche il desiderio di vendetta. Mi venne l'idea di raccogliere un esercito per
ritornare nel sottosuolo ed attaccare Al-bairath: una follia, l'ho finalmente capito appena pochi giorni fa, ma che divenne una fiamma che mi bruciava dentro. Facendo piani su piani giunsi infine alla conclusione che con un esercito di normali umanoidi non sarei mai riuscita a conseguire i miei obiettivi, così mi venne l'idea di creare un esercito di esseri ottenuti mescolando insieme le migliori caratteristiche di varie specie diverse: ne parlai con due studiosi che conobbi quasi per caso e loro mi giurarono di essere in grado di realizzare quanto chiedevo».

Accennò con la mano al gruppo di avventurieri. «Loro hanno visto i risultati degli esperimenti di quei due. Onestamente, vedere quei poveri esseri era una cosa atroce, ora lo posso apertamente riconoscere: non che non me ne fossi già resa conto una volta visti i primi risultati ma, se inizialmente non avevo tenuto in considerazione le sofferenze delle vittime di quegli esperimenti, fu la mia educazione drow a soffocare ogni altra emozione anche dopo essermene resa conto: erano specie inferiori, non contavano nulla e potevano essere sacrificate sull'altare dei miei obiettivi». Man mano che Kel-hatril raccontava di quegli esperimenti le parole le uscivano di bocca sempre più a fatica, finché si interruppe completamente e nascose il volto fra le mani soffocando un singhiozzo. Poi, di colpo, abbassò le braccia per cingersi con forza l'addome mentre tutto il suo corpo si contorceva su sé stesso come in preda ad un violento spasmo, dopodiché si accasciò svenuta.

Tionisla balzò immediatamente in piedi. «Portiamola nel mio studio: proseguiremo là questa faccenda. Filth e tu, giovanotto», disse rivolgendosi ad Indevar, «preparate i vostri incantesimi e le pozioni di cura». Fece scorrere lo sguardo sul gruppo: due, grandi, grossi e di certo forti abbastanza, ma rivestiti di lamiera dalla testa ai piedi… meglio di no; un elfo dall'aria vigorosa, ma un elfo di superficie… meglio di no; due nani maschi e una femmina, di sicuro forti abbastanza, ma... meglio di no, con i nani non si può mai sapere cosa gli passa per la testa; un umano dall'aria di potersi ribaltare in caso di vento... di certo no; un elfetto ed un mezzuomo... "no, dai, cerchiamo ancora"; una maga dall'aria sveglia, ma di certo inadatta a portare più che i due bastoni che già teneva in mano... "come sarebbe, due bastoni? La drow ha affidato a lei il suo? Interessante..."; due o tre ragazze dall'aria vigorosa, ma... "no, per la drow, meglio un maschio"; ecco, finalmente due umani dall'aria praticamente perfetta per lo scopo. Ne scelse uno a caso. «Tu, giovanotto!», sbottò puntando un enorme indice verso Jean Tannen. «Pensi di farcela a portare in braccio questo scricciolo fino al mio studio?». Rivolse poi uno sguardo severo verso la sua piccola comunità. «Voialtri, gente: per stasera lo spettacolo è finito! Chi ha mansioni da svolgere, si dia da fare, a chi invece spetta il meritato riposo, bene, si sbrighi ad andare a riposare». Batté forte le mani. «Sciò! Filate alla svelta!».

Poi si rivolse agli ospiti: «Voi, invece, venite con me, se non vi dispiace. Proseguiremo questa faccenda in privato».


[NdG] MI ci è voluto un po' per scrivere tutto e quindi sono finito un paio di giorni in ritardo sui miei piani. Fino a mercoledì 11 sarò normalmente online, poi andrò via per qualche giorno (ritorno a casa previsto per il 17 o 18), ma avrò con me il laptop e quindi sarò abbastanza raggiungibile. Direi che per ruolare quanto potrebbe conseguire da ciò che ho scritto sopra la mia disponibilità sarà più che sufficiente, ma per mandare effettivamente avanti la vicenda io aspetterei il mio ritorno a casa... il che non vuol dire "non scrivete",
visto che mi pare di aver messo abbastanza carne al fuoco per commenti, prime reazioni, eccetera. Ma fate voi, ovviamente...

Nessun commento:

Posta un commento