sabato 7 agosto 2021

SETTIMANA 30 2021

SCARLETT - 03/09
In realtà il suo intervento fu con ogni probabilità inutile, ma Scarlett si sentì leggermente sollevata nel notare che Erdem e i suoi uomini erano fortemente disciplinati e che, almeno all'apparenza, non fossero dell'idea di giustiziare su due piedi Kel-hatril.
La drow si fece avanti quando Erdem lo domandò, e Scarlett la seguì con lo sguardo, l'espressione che esprimeva piena approvazione, ma anche fiducia e sostegno, per come stava affrontando la questione. Kel-hatril aveva commesso atti abominevoli, ma voleva cambiare, e la Rossa era fortemente convinta che il modo migliore per dimostrarlo e iniziare il suo percorso per pagare le sue colpe, era farlo rendendosi utile. Se fosse stata giustiziata, sarebbe stato solo l'ennesimo cadavere nella scia di Raxxla.


TABITHA - 03/09
Il cuore le mancò un battito quando Erdem chiese a Kel-hatril di farsi avanti.
Aveva paura per lei, anche per se stessa ovviamente, ma più per Kelly. Poi la vide avanzare, vestita solo della sua tunica grigia, fermarsi davanti all'uomo e abbassare il cappuccio.
E a quel punto un moto d'orgoglio le chiuse lo stomaco: sua sorella aveva sbagliato tanto, ma era evidente che stava provando a dimostrare tutte le sue migliori intenzioni.
Tabitha abbassò lo sguardo a terra, prendendo un ampio respiro.
*Serve solo coraggio.*
Poi alzò le mani e si abbassò il cappuccio. Era inutile nascondersi, Fenryr aveva detto che lì c'erano due drow, quindi se quelle guardie avessero voluto, sarebbe bastato loro controllarli uno a uno per trovarla. Lei sarebbe passata per una stupida codarda, sia agli occhi degli uomini di Tionisla che, ancora peggio, a quelli dei suoi compagni.
Certo, tra il farlo e l'essere tranquilla così esposta, ce ne passava di acqua sotto i ponti, ma si stava sforzando di non abbassare lo sguardo.
"Se mi chiamano..." la voce le uscì flebile e non molto ferma, così Tabitha si fermò voltandosi per cercare lo sguardo di Morgon, poi parve prendere un altro respiro per calmarsi. "Se devo andare anche io, lascio a te il mio arco... penso sia meglio in caso che ci vada disarmata..."
Ma era chiaro che stava sperando con tutta se stessa di non doversi allontanare.

DUNGEON MASTER - 03/09

[Fenryr] "E tu mi hai giudicato bene"

«Temo invece che tu non abbia capito niente», replicò Erdem senza alcuna enfasi, poi si rivolse al più anziano dei quattro soldati. «Jared, lascio a te il compito di stabilire i turni: uno di voi deve sempre seguire quest'elfo, con discrezione, ma dovunque, anche fuori dalla latrina. Hai capito il tipo, no? Testa calda e cervello imprigionato nel suo spadone: evita che accadano casini. Soprattutto evita che la Padrona debba irritarsi per essere stata disturbata». Poi, con l'aria di aver detto tutto ciò che c'era da dire, si rivolse al chierico che gli stava accanto: «Messer Filth, la Padrona attende».

«Allora non facciamola attendere oltre, amico Erdem», rispose Filth con un sorriso. «La conosciamo bene, la cara Tionisla, vero? Tanto buona di cuore quanto un pochino irascibile».

«Mi stupirei del contrario, data la sua natura», replicò Erdem con un asciutto sorriso prima di avviarsi a passo deciso lungo il corridoio. Dietro di loro, la grande porta esterna si chiuse rumorosamente.

Il corridoio lungo il quale il capo delle guardie guidò il gruppo era una galleria ampia e diritta, dal soffitto piuttosto alto e con il pavimento ben levigato e le pareti accuratamente sbozzate a scalpello, così da dare un'impressione di ordine e pulizia pur mantenendo un aspetto grezzo. Numerose torce illuminavano il percorso e ad intervalli regolari le pareti erano decorate con oggetti di artigianato di stampo guerresco, scudi, spade, asce, pelli decorate, così da dare, insieme ai tappeti fatti con pelli di animali, un sapore quasi barbarico all'ambiente. Lungo l'intero percorso si trovavano solo poche e robuste porte in legno di quercia rinforzato con bande metalliche, tutte però chiuse, così da non poter cogliere la destinazione dei locali ai quali conducevano.

Dopo essere penetrati a fondo nelle viscere della montagna il gruppo giunse infine a destinazione: una grande porta a doppio battente, del tutto simile a quella che chiudeva al mondo esterno l'intero complesso, sbarrava loro la strada. Due armigeri si fecero avanti per aprire, così che davanti agli occhi di tutti comparve una grande sala con la volta sostenuta da colonne quadrate e scolpite direttamente nella roccia stessa della montagna. Le decorazioni dell'ambiente richiamavano quelle del corridoio e quattro lunghi tavoli disposti parallelamente l'uno all'altro parevano guidare lo sguardo verso un quinto tavolo, disposto trasversalmente agli altri e rialzato per il fatto di trovarsi su una parte della sala il cui pavimento era più alto di un buon mezzo metro. Curiosamente, la parte centrale di questo quinto tavolo era decisamente più alta del resto, come se fosse riservata al un commensale di taglia eccezionale.

Nella sala ferveva l'attività: servitori erano affaccendati a disporre sui tavoli stoviglie, caraffe di bevande e grosse pagnotte ancora calde, mentre nell'aria proveniva dalle cucine intenso ed invitante il profumo delle pietanze quasi pronte per essere servite. Un paio di maggiordomi dirigevano le operazioni sotto l'occhio attento di una donna di taglia gigantesca, più alta di Filth di tutta la testa ma dalla corporatura molto meglio proporzionata di quella del chierico: se non fosse stato per la taglia fuori misura, le sue forme sarebbero state quelle di una gran bella donna, se non altro di corpo visto che al momento stava volgendo le spalle ai nuovi arrivati.

«Tionisla! Vecchia amica!», esclamò Filth con palese gioia allungando il passo verso la donnona.

Tionisla si volse al suono di quella voce, rivelando così il motivo di quella taglia eccezionale: la padrona di quel luogo era una mezzorca.

«Filth! Vecchia puzzola! Quanto tempo...», esclamò di rimando Tionisla allargando le braccia per serrare l'esile chierico in un abbraccio, è proprio il caso di dirlo, da orco. La stretta possente durò qualche secondo, dopodiché la maga fece scorrere il suo sguardo attento su tutti i membri del gruppo, senza lasciare trasparire le sue prime sensazioni.
L'esame durò parecchi istanti, poi lo sguardo da attento divenne cordiale e Tionisla annunciò: «Siete giunti proprio in tempo: la cena sta per essere servita». Batté forte le mani ed impartì alcuni ordini ai camerieri, che si affrettarono ad aggiungere posti a sedere al tavolo della Padrona. «Siete parecchi, quindi starete forse un po' stretti, ma vi voglio tutti con me alla mia tavola». Fece un sorriso, decisamente accattivante malgrado le due minacciose zanne che le spuntavano dalle labbra: «Scusate il posto speciale per me: Filth può confermarvi che non sono una che ami l'ostentazione, ma il fatto è che io non riesco proprio ad infilare le mie gambone sotto a un tavolo adatto a voi piccoletti».

«So chi c'è fra voi, ma alla mia tavola a volte c'è posto sia per gli amici che per i nemici: dipende soprattutto dai nemici», aggiunse poi, in tono molto più serio. «Prima dividiamo il cibo e poi affronteremo le questioni aperte. Tutte le questioni aperte». Detto questo, raggiunse il proprio posto, si sedette, fece un ampio gesto circolare di invito a sedersi, attese che tutti fossero al proprio posto e poi ordinò con voce tonante di iniziare a servire il cibo.

SCARLETT - 03/09
Fortunatamente le guardie di quel posto avevano una disciplina ferrea, quindi odio o meno nei confronti di Kel-hatril, Erdem si limitò a chiamarla per poi condurli tutti all'interno.
Percorsero un lungo corridoio scolpito direttamente nella roccia, ben illuminato da torce e con diverse decorazioni alle pareti, quindi arrivarono ad un'altra porta massiccia che si apriva su un'ampia sala in cui vi erano cinque tavoli, di cui uno posto più in alto e con, curiosamente, la parte centrale più alta. Che quello fosse il posto di Tionisla era logico, visto che comandava in quel luogo, ma il perchè fosse così fuori misura rispetto al resto lasciò Scarlett perplessa.
Sensazione che durò giusto il tempo di capire chi fosse Tionisla in quella sala, perchè poi divenne palese il perchè quella parte di tavolo fosse più alta del resto: la famosa maga era una mezzorca.
La Rossa dovette ammetterlo con se stessa: stupidamente aveva sempre pensato a Tionisla come ad un'umana, ma la realtà non la turbò né la sconvolse particolarmente anzi, forse se possibile la fece incuriosire ancora di più. Per un secondo le balenò in mente l'immagine di Vixiar, ed istintivamente si irrigidì, fece per voltarsi come per mettere a tacere con un'occhiataccia qualunque esternazione fuori luogo che certamente sarebbe arrivata, ma si bloccò in tempo, lasciando andare il fiato rilassando la schiena.
La mezzorca salutò Filth e poi scrutò tutto il gruppo , dichiarando infine che voleva cenare con tutti loro, scusandosi per il posto particolare che lei avrebbe occupato e poi specificando che sapeva perfettamente chi c'era nel gruppo ma che prima avrebbero cenato e poi parlato delle questioni aperte.
Scarlett si trovò a sorridere, una luce vivace ad illuminarle gli occhi, era palese che per lei il primo impatto con Tionisla era stato più che positivo. "Per ora mi piace." commentò a bassa voce chinandosi verso Issus mentre raggiungevano il tavolo per accomodarsi.
La Rossa prese posto a fianco di Issus, un po' più rilassata rispetto al loro arrivo. Aveva capito  dai discorsi di Filth ed Erdem che Tionisla era incline agli scoppi d'ira, quindi certamente bisognava prestare un po' di attenzione, ma come si era posta sapendo della presenza di Kel-hatril le lasciava ben sperare sulla questione, quantomeno era abbastanza sicura che non l'avrebbe giustiziata su due piedi senza ascoltare spiegazioni.
A ben vedere era stata molto più gentile e diplomatica di tanti umani.

GHINO - BOGNUS - 03/09
Ghino era perplesso, confuso e nervoso.
Dell'atteggiamento di Fenryr, delle guardie che gli erano sembrate subito troppo rigide, del fatto di tornare nelle viscere di un'altra maledetta montagna dopo aver passato giorni nella miniera.
Per la prima volta da quando era con quel gruppo, sentì la necessità di andarsene, mollare tutto e partire per conto suo, come gli era successo tante volte in passato.
Entrò a seguito degli altri stando ben attento a non toccare le sue armi, ma rimanendo guardingo.
Il profumo del cibo lo distrasse un attimo, ma le perplessità tornarono quando vide la loro ospite. Orchi e affini non erano mai stati popoli con cui si fosse sentito a suo agio: una delusione dopo giorni e chilometri dove sembrava che la dimora di Tionisla fosse l'unico posto sicuro in terre pericolose, inospitali.
Decise di rimanere calmo, lasciando gestire l'incontro a Filth, sperando che le prime impressioni negative venissero disattese dai fatti.

Bognus rimase in silenzio, sempre a fianco di Gymla. Il suo volto di  pietra non lasciò trasparire emozioni. Si limitò ad entrare dietro agli altri, apprezzando sia le modalità di costruzione che le semplici e grezze decorazioni della casa di Tionisla.
Anche lui rimase perplesso quando la incontrarono, ma non lo diede a vedere. Semmai il suo aspetto gli generò curiosità, cercando di collegarlo alle cose che aveva sentito dire su di lei.

 

 

DUNGEON MASTER - 03/09
La cena al tavolo di Tionisla andò avanti quasi in silenzio, con poche e brevi conversazioni imbarazzate malgrado cibi e bevande fossero di qualità più che sufficiente per invogliare i commensali ad un atteggiamento più rilassato se solo si fossero trovati in una compagnia
meno particolare.

Fu così che ad un certo punto Tionisla, dopo aver fatto scorrere lo sguardo ancora una volta sui presenti, decise di intervenire. «Non è la prima volta che mi accade di avere dei compagni di tavolo messi in difficoltà dalla mia presenza», esordì. «Non che non possa capire la situazione, ma odio che i miei ospiti non si sentano a proprio agio. Forse, se vi raccontassi qualcosa di più su di me, questo potrebbe aiutarvi a rilassarvi un po'. Beh, se non altro di solito quando lo faccio le cose poi migliorano...».

«Accade di rado che orchi e mezzorchi abbiano accesso alla vera e propria magia», cominciò a spiegare. «Di norma fra di essi è più facile trovare sciamani e guaritori. C'è chi dice che la causa sia nello spessore eccessivo delle ossa del cranio», spiegò picchiandosi
ripetutamente un indice contro la tempia e sogghignando. «Grandi, grossi, cattivi e pure scemi siamo considerati... e il più delle volte non a torto. Per quanto riguarda me, grande e grossa... beh, lo vedete da voi... scema... diciamo che non sono intelligente quanto mi
piacerebbe essere. Cattiva, però, beh, quello oserei dire di no». A queste parole Filth assentì con convinzione. «Dicono che sia un po' irascibile, quello sì, ma d'altronde un po' di sangue orchesco non posso non averlo, no?».

«Sono pressoché certa di aver ereditato le mie modeste doti magiche da mia madre: umana, dicono anche eccezionalmente bella, maga di grande talento, che tuttavia non sviluppò mai completamente poiché per sua natura disdegnava il mondo dei maghi di città e preferiva la vita semplice delle campagne ed il mettere le sue un po' grezze capacità al servizio della gente che non poteva permettersi le parcelle dei maghi alla moda. Mio padre, invece, era ovviamente un orco, capo di un clan particolarmente feroce e dedito alle razzie. Io nacqui proprio a causa di una di queste razzie: mia madre e molti altri del villaggio vennero
catturati come schiavi, ma a lei venne riservato un destino diverso dagli altri quando lo sciamano del clan si trovò a percepire il talento di mia madre. Venuto a conoscenza di questo, mio padre la violentò e la tenne prigioniera, nella speranza che in questo modo avrebbe avuto un figlio dotato di poteri magici. Ci aveva visto giusto, in effetti, ma quando lei partorì una femmina anziché un maschio mio padre si infuriò, fracassò la testa a mia madre e fece gettare me in pasto ai cani. Venni salvata e tenuta nascosta da una coppia di schiavi, contadini del villaggio di mia madre, che quando fui grande abbastanza mi raccontarono
tutto. Io allora giurai vendetta, ma ovviamente dovetti prima diventare molto più potente per riuscire a vendicare mia madre: ci misi anni, ma alla fine mi sentii pronta per saldare il conto a mio padre».

«MI ci volle del tempo per trovare il nuovo covo del clan», continuò a raccontare Tionisla, «ma infine riuscii a scoprire che si erano insediati in una vecchia fortezza in disuso, Mayraberd, un posto praticamente inespugnabile piazzato in cima ad una grande collina
rocciosa. Andai là e dovetti trascorrere parecchio tempo in inutili ricerche, finché un giorno, quasi per caso, nei pressi di un villaggio scovai una galleria che pareva condurre nella direzione giusta. Esplorare tutto il percorso non fu cosa facile né breve, ma alla fine mi
ritrovai all'interno della fortezza. Trovare mio padre a quel punto fu la parte più facile. Portare a compimento la mia vendetta non fu molto più difficile». I suoi lineamenti si distorsero in qualcosa che stava a metà fra una smorfia ed un sorriso cattivo. «Più tardi, se vorrete, vi
presenterò mio padre. O, almeno, ciò che ne resta».

Lo sguardo di Tionisla si spostò poi su Kel-hatril: «Non hai quasi toccato cibo», osservò. «Non ti garbano queste pietanze? Posso farti portare dalle cucine qualcosa di diverso».

La drow scosse la testa. «No, il cibo non c'entra», rispose tenendo gli occhi fissi nel piatto. «È solo che mi sento come se avessi lo stomaco chiuso in una morsa. Scusami, non intendo offendere la tua ospitalità».
Sospirò. «Immagino che tu possa capire».

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