martedì 21 giugno 2022

SETTIMANA 24 - 2022

SCARLETT - 10-11/09

Le tremavano così forte le gambe che quando Issus la afferrò spostandola dietro di sé riuscì a compiere solo quei pochi passi prima di cadere di schianto sulle ginocchia. 

Era là, tra il pozzo e l'albero, una figura umanoide, nascosta da un cappuccio in cui si vedevano unicamente due occhi di brace.

Scarlett non riusciva a togliergli gli occhi di dosso ma era completamente paralizzata dal terrore, e se quell'affare le fosse saltato addosso - ed era certa che volesse mangiare proprio lei - sapeva che non avrebbe avuto alcuno scampo.

Sobbalzò solo quando quella creatura lanciò un urlo prima di scomparire, la Rossa rimase però a terra, fissando l'oscurità con gli occhi sbarrati, temendo che fosse solo scomparsa alla vista ma fosse ancora pronto ad attaccarli.

L'oscurità rimase immobile per lunghi istanti, gli occhi infuocati non fecero più capolino e, lentamente, il respiro di Scarlett tornò normale, le gambe smisero di tremarle e riuscì a rialzarsi.

"Merda..." mormorò a voce bassissima.

Era ancora bianca in viso e non riusciva ad evitare di lanciare delle occhiate al pozzo e all'albero, come se non fosse del tutto sicura che quella cosa se ne fosse andata definitivamente.

"Possiamo..." si schiarì la voce, con un bel respiro per calmare i nervi scossi. "Dite che se ne è andato? Possiamo rientrare?"

TABITHA - 10-11/09

Tabitha era quasi sull'uscio quando il terrore l'aveva paralizzata. Vedeva Morgon qualche metro davanti a lei, sapeva che voleva aiutarlo ma... no, non poteva. Quella cosa era là fuori nell'oscurità, pronta a balzarle addosso, bramosa di riportarla in un luogo da cui non sarebbe mai potuta fuggire, dove avrebbe usato il suo corpo senza riguardo prima di mangiarla nel momento in cui si sarebbe stancata di lei.

Con un grido strozzato Tabitha lasciò cadere la spada e si lanciò dietro il più vicino riparo, le ginocchia al petto e le braccia a coprirle la testa. 

"Tipregotipregotiprego..." mormorava a voce bassissima, mentre alcune lacrime sfuggivano al suo controllo. Non voleva tornare ad essere schiava di qualcuno o qualcosa, non voleva tornare nell'oscurità. Ma non voleva nemmeno abbandonare Morgon... oddio! Lo aveva abbandonato, e ormai era sicuramente morto, sbranato da quella cosa che albergava nell'oscurità più fonda, ma lei non poteva uscire, non poteva aiutarlo, perchè quella cosa avrebbe preso anche lei... 

Un urlo improvviso forse della creatura, non avrebbe saputo dirlo, le fece accapponare la pelle. Si strinse ancora di più nella sua posizione raggomitolata, cercando di farsi sempre più piccola, certa che ormai per lei fosse arrivata la fine di ogni possibile futuro pieno di gioia.

Poi le lacrime poco a poco si fermarono da sole, i muscoli lentamente si rilassarono, e, guardinga, Tabitha rialzò gli occhi sondando la stanza, temendo di trovarsi faccia a faccia con quella creatura orribile.

Ci mise un po' ad individuare Morgon - anche perchè continuava a spostare lo sguardo verso gli angoli bui e le porte aperte sulla notte - ma quando lo vide fu la prova che, forse, anche lei era finita sotto l'influsso di quella creatura, che non aveva idea di cosa fosse, ma probabilmente era qualcosa capace di scatenare le paure più recondite... e ora doveva essere scomparsa. O almeno era quello che sperava.

KREENA - FENRYR - 10-11/09

"Ho visto di peggio" - mormorò Kree, come per rassicurarsi.

La cosa era un'ombra impressionante, con occhi che sembravano volessero scavarle l'anima.

La ladra strinse i denti, prima che iniziassero a tintinnare. Non senza sforzo, sollevò le spade e s'interpose tra Aryn e la creatura, fissandolo con aria di sfida. Non lo avrai, pensò. E attese il colpo, ma il lampo blu centrò Haza, invece.

Poi vi fu il boato familiare di fuoco arcano, che arse quella veste di tenebra, Quindi altre parole di potere, che la giovane aveva sentito invece poche volte: si voltò e vide il compagno scandirle subito dopo l'altro paladino, un ritornello dissonante e mortale, a cui la l'ombra reagì con un grido straziante. Poi svanì, nel nulla, come se mai vi fosse stato, lasciando dietro solo scintille e brandelli di tessuto bruciato.

Kreena guardò Aryn, accennò col capo, fece un mezzo sorriso, poi quasi con imbarazzo mise via le lame.

"Tanto fumo e poco sugo, come diceva sempre mia nonna..." - sussurrò, prima di scostarsi.


Fu come esser liberato da una morsa. Una stretta gelida attorno allo stomaco, alla mente, al cuore, scioltasi d'improvviso come ghiaccio al sole.

No. Non importava chi fosse, se il Reietto o solo un'ombra che sussurrava menzogne nella sua testa. Lui era Fenryr, dell'Orda Sacra di Maebh, non un cucciolo di lepre spaventato. Chiunque fosse, l'avrebbe preso, fatto a pezzi e divorato il suo cuore ancora caldo.

L'elfo dei ghiacci rialzò il capo. Vide la spada, l'afferrò e questa volta la mano si chiuse con fermezza.

Con uno scatto fu in piedi, ondeggiò un istante, poi il sangue riprese a scorrere e lui fu fuori, in cerca del nemico, in cerca di qualsiasi cosa dove affondare la lama. Non la trovò. Vi fu un'arco di fuoco, invece, un boato e un grido e poi più niente: la notte tornò quieta, perfino i grilli ripresero a cantare.

Fenryr si fermò, ringhiò, piantò la spada a terra e lanciò un lungo terribile ululato.

Lacrime roventi di rabbia e di dolore solcarono copiose il suo volto straziato.

GHINO - BOGNUS - 10-11/09

All'improvviso fu come se qualcuno avesse tolto un peso dalle spalle di Ghino. Si rialzò dal suo angolo, scattò in piedi, la spada già pronta in mano. Ma non c'era nulla da cui difendersi, o da attaccare. Solo lampi e voci concitate all'esterno della casa.

La mano tremante, rimase in guardia voltato verso la porta.

 


Bognus senti il respiro mozzarsi all'improvviso, la stessa sensazione che aveva provato tante notti nella sua capanna, dove le uniche cose che gli facevano compagnia erano i fruscii degli Ankheg all'esterno e il ritmo del martello sull'incudine. Questa volta l'angoscia era centuplicata, non gli dava modo di pensare o reagire.

Fu solo la mano di Gymla a tenerlo ancorato alla realtà, poi il suo viso vicino, le sue labbra che gli sfioravano la barba.

Bognus trovò la presenza di spirito di non lasciarsi andare mentre la fissava negli occhi, poi ad un tratto fu tutto finito. L'ansia si dileguò come scintille che si spegnevano lontano dalla fucina.

Il suo viso rimase.

Spinto dall'istinto, dalla voglia di tornare a vivere, le afferrò la mano, tirandola a sé. Fu un bacio lento, dolce, forte e gentile allo stesso tempo. Qualcosa che non gli capitava da lunghissimo tempo, ma che non aveva dimenticato.

Si abbandonò nell'abbraccio, sentendosi completo.

DUNGEON MASTER - 10-11/09

Esaurito l'assalto del Terrore Notturno e dissipatisi gli ultimi effetti della sua visita, tutti i PG ritornano chi a dormire e chi a fare la guardia (tutti all'interno della casa, tranne chi eventualmente mi comunicasse il contrario).

Passano un paio d'ore e, quasi alla fine del secondo turno, tutti odono risuonare direttamente nella loro testa una voce ormai nota: "Ho fameee...". Poco istanti dopo, nuovamente, la stessa minaccia già udita: "Tu sarai la mia preda di questa notte...". Immediatamente, tutti vengono assaliti da una nuova ondata di Terrore.

Argenta, Aryn, Bognus, Fenryr, Gymla e Kreena passano il TS e non vanno in panico.

Brom, Elwing, Filth, Ghino, Haza, Indevar, Issus, Jean, Kel-hatril, Morgon, Scarlett, Sorcius e Tabitha falliscono il TS e vanno in panico.

[NdG] Come promemoria vi riporto quanto già scritto sugli effetti del terrore: chi fallisce il TS contro incantesimo (in effetti in questo caso specifico quello che avete subito non è un vero e proprio incantesimo ma l'effetto di una dote intrinseca del vostro aggressore, solo che per semplicità il TS più idoneo ho deciso che fosse comunque quello contro incantesimo) in pratica va in panico e di conseguenza i possibili effetti che subisce sono, a vostra scelta: tentare la fuga, tentare di nascondersi oppure raggelarsi dove si trova; c'è anche la  possibilità di attaccare, volendo, ma con ciò che ci si trova sotto mano, quand'anche fosse solo una ciabatta, e sventolando goffamente e senza efficacia l'oggetto impugnato. Risulta praticamente impossibile parlare con coerenza e concentrare lo sguardo su qualcosa per più di qualche istante (ad esempio, giusto il tempo necessario per individuare una possibile via di fuga e provare ad andare in quella direzione). Non ci sono altre alternative: DM dixit.


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