giovedì 4 agosto 2016

DUNGEON MASTER - 16/08 - LISTA 03

«Quante domande tutte insieme, fratello», sorrise il monaco, «ma cercherò di dare risposta a tutte, con l'aiuto di Chardastes».

«Allora, partendo dal principio: i comportamenti del povero Issus sono praticamente solo quelli che avete visto, a parte mangiare, poco, bere, ancora meno e solo acqua, e dormire, parecchio. Non è mai violento a meno che non venga disturbato, ma quando diventa aggressivo, credimi, fa paura: so quale fosse stato il suo triste mestiere in passato e non stento a credere che fosse fra i migliori in esso».



«Concordo con te sul fatto che quell'edificio che costruisce, che è sempre lo stesso, debba avere un nesso con ciò che gli è accaduto: pare che lo costruisca proprio al fine di distruggerlo, come per sfogare il proprio odio per un luogo che gli ha causato grandi sofferenze. Quale sia questo luogo, però, io lo ignoro: ho sentito dire che Issus si trovava nel nord del Granducato quando gli accadde ciò che gli accadde, ma in che luogo non mi è stato mai detto. Spesso quando si mette a rimirare la sua opera prima di distruggerla dice la parola che hai scritto su quel foglio, ma per quanto ne so nella lingua antica significa proprio "fortezza", "castello", o anche "borgo fortificato", quindi con quella parola dice tutto e niente. Certo, anche un cieco vedrebbe che quella che lui riproduce è la sagoma di una fortezza piuttosto possente, ma...», così dicendo il monaco si strinse nelle spalle.

«Un'altra cosa posso dirti», aggiunse il religioso. «Quando giunse qui le sue condizioni fisiche erano quasi come le vedi adesso: aveva solo un po' di escoriazioni e contusioni in via di guarigione, ma niente di che. Avrebbe potuto anche farsele nel tentativo di fuggire, per quanto ne so, ma di certo non fu torturato fisicamente: purtroppo in vita mia ebbi occasione di assistere vittime di tortura e quindi sono sicuro di ciò che ti sto dicendo. Ne concludo che le sevizie alla quali fu sottoposto furono soprattutto mentali: forse lo misero sotto pressione emotiva fino a fargli cedere l'intelletto, ma lo scopo di una cosa del genere mi sfugge».

«Le frasi che dice, mi chiedi? Uhmmm... È difficile risponderti perché di solito le bofonchia fra sé, come se temesse di essere sentito, e non si rivolge mai direttamente a noi che lo assistiamo, nemmeno per chiederci cose concrete come cibo o acqua: aspetta sempre che siamo noi ad offrirgliele. Più che altro quindi quello che si riesce a cogliere sono singole parole nel mezzo di un guazzabuglio incomprensibile: "l'occhio", "il grande occhio", "il bacio", "orrendo", "maledetti", cose così...».

(fine prima parte...)

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