mercoledì 1 dicembre 2021

SETTIMANA 46 - 2021

TABITHA - 04/09
Quando fece quel mezzo passo per staccarsi da Morgon, notò un fremito, qualcosa in lui, come se volesse fermarla, ma poi il bardo non fece nulla.
Però subito dopo le chiese se potevano fare un patto. Tabitha lo guardò incuriosita, inclinando leggermente il capo e ascoltandolo attentamente... e smise di respirare per un attimo.
Lo guardò mentre le sorrideva, per poi dire la sua riguardo ad Issus e poi recitare un passaggio - forse di una poesia o una ballata - a voce bassissima, quasi fosse solo per lei.
Se avesse avuto ancora dei dubbi sul fatto che al bardo potesse dar fastidio la sua vicinanza, ora doveva proprio convincersi che non era così. Le aveva chiesto di non chiedersi più scusa per quei gesti che stava scoprendo essere capace di condividere con lui, e se non gli avessero fatto piacere non avrebbe detto nulla di simile... bhe, senza contare che, probabilmente, non sarebbe rimasto mano nella mano con lei per tutto quel tempo... e non avrebbe avuto quel non sapeva nemmeno lei cosa, ma a cui continuava a ripensare e che non riusciva a vedere come qualcosa di diverso dal volerle impedire di allontanarsi.
Tabitha era rimasta immobile, fissando Morgon quasi fosse la prima volta che lo vedeva realmente. Poi lentamente aveva sorriso, ma non erano solo le sue labbra ad essersi piegate, anche i suoi occhi stavano esprimendo come si sentiva: quei pozzi viola erano diventati brillanti e luminosi, riflettendo un sorriso che nasceva da dentro e premeva per uscire fuori.
Aveva poi annuito lievemente ma con decisione. "Allora abbiamo un patto." sussurrò con il tono che lasciava trasparire la felicità che provava.
Un lampo di indecisione passò sul volto dell'elfa scura che abbassò lo sguardo per un breve istante, accarezzando Boo ancora sulla sua spalla con la mano libera, come se stesse riflettendo su qualcosa... e poi mosse un passo, tornando ad appoggiarsi a Morgon, con la sua mano a stringergli il braccio.
Tabitha alzò gli occhi fino ad incontrare quelli di lui, un timido sorriso fece nuovamente capolino mentre arrossiva per la milionesima volta. "Era molto bello quel pezzo che hai recitato..." gli disse piano, mentre i suoi muscoli si rilassavano, accettando lentamente il contatto tra loro due. "Mi ci rispecchio per un certo verso... e il sole per me è arrivato..."
Si zittì, ma continuò ad osservarlo. Era la prima volta che lo guardava da così vicino e le venne l'impulso di toccargli quei capelli neri che tanto la affascinavano; la mano appoggiata sul suo braccio ebbe un fremito, staccandosi e sollevandosi leggermente, ma appena si accorse di cosa stava per fare, arrossì e la riportò dove era prima.
"Scu-" le scuse stavano per trovare la loro strada in autonomia, ma si bloccò sorridendo e scuotendo piano la testa. "Ci devo fare l'abitudine... Ma prometto di impegnarmi." scherzò riportando poi l'attenzione su quello che aspettava Issus.
Tornò seria, quasi tesa mentre inquadrava di nuovo Scarlett e lo spadaccino, ammirando per l'ennesima volta il loro legame. Sperava davvero che Issus sarebbe potuto stare meglio, perché poteva anche aver sbagliato nella vita, ma non si meritava certo quello che aveva subito...
Istintivamente strinse la mano a Morgon, poi la spostò piano, non per lasciargliela, ma solo per intrecciare le dita con le sue.

DUNGEON MASTER - 04/09
[Fenryr] "Quando non sarà più in grado di procedere, sarà abbandonato" ... "Ma sono certo non succederà"

«Sei anche certo che, quand'anche fosse, mi lascerei abbandonare solo perché lo dici tu?», rispose Issus con un sorrisetto ironico. «Ma anch'io sono certo di una cosa: se verrò abbandonato, non sarò da solo», aggiunse rivolgendo uno sguardo significativo su Scarlett. «Ma senza dubbio fare a meno dell'apporto di una maga, quando si va ad affrontare un mago, è una cosa che hai già valutato a fondo, vero?». Scrollò la testa con aria di ironica rassegnazione e cessò di prestare attenzione all'elfo dei ghiacci.

«Comunque, il problema non si pone», riprese rivolgendosi a Tionisla, «perché ho preso la mia decisione: toglimi quel condizionamento ed i ricordi che gli sono collegati. D'altronde, non credo che levarmi dalla mente la traccia di ciò che mi accadde in quei pochi giorni eliminerà anche la conoscenza del perché stiamo andando là, di chi è il nemico e cose del genere: sono informazioni legate anche ad altri ricordi che, se non ho capito male, non mi saranno tolti. Ad esempio, la notte passata a rievocare con Scarlett ciò che mi accadde, o il tempo trascorso ospite dei monaci di Chardastes, o anche ciò che mi venne detto dal Conte
Bryosk quando mi assegnò quel disastroso incarico. O mi sbaglio?».

«No, non ti sbagli», confermò Tionisla. «Non ho visto ramificazioni di quel... condizionamento, come l'hai chiamato non del tutto a torto, che andassero a toccare parti della tua memoria diverse da quelle relative alla tua prigionia a Mayraberd».

«Allora procediamo», concluse Issus. «Quando, come e dove?».

«Quando? Anche subito, se vuoi», rispose prontamente Tionisla. «Dove? Nella tua camera, preferibilmente, tu ed io da soli». Così dicendo la mezzorca rivolse un'occhiata divertita a Scarlett. «Non ti preoccupare, non te lo voglio portare via, ma non avrò bisogno di nessuno per fare ciò che devo perché tu, Issus, te ne starai disteso sul letto in stato di incoscienza e tutti gli altri faranno bene a starmi fuori dai piedi per non interferire nemmeno minimamente con la mia concentrazione: non sarà un'operazione difficile da fare, ma richiederà la massima precisione per non coinvolgere nessuna parte della tua mente che non abbia bisogno di essere toccata. Ecco perché piazzerò due delle mie guardie fuori dalla porta e prima di iniziare lancerò su di te un incantesimo di sonno. In tutto, non mi occorreranno più di un'ora o due al massimo. Voi, intanto, magari andate in sala da pranzo a farvi un paio di birre». Poi si rivolse nuovamente ad Issus. «Se ti senti pronto, andiamo pure», gli disse, già accennando a lasciare la stanza.

«Solo un attimo», rispose Issus prendendo fra le braccia Scarlett e baciandola con trasporto. «Un paio d'ore, hai sentito, no? E poi, sarò come nuovo». Si staccò da lei, le diede un paio di colpetti di incoraggiamento sul braccio, le rivolse un sorriso, per la verità un po' tirato, e poi si avviò dietro Tionisla.

[NdG] Faccio un salto temporale per brevità, ma voi gestitevelo pure come preferite, ovviamente se volete.

Mancava poco allo scoccare delle due ore e Tionisla fece ritorno nello studio, seguita a breve distanza da un Issus dall'aria assolutamente normale e rilassata.

La padrona di casa riprese posto nella sua poltrona preferita e fece cenno ad Issus di accomodarsi nella poltrona libera più vicina: «Un paio di domande, se non ti dispiace», esordì senza preamboli. «Scusami in anticipo se suonerò piuttosto brusca, ma è necessario. Ti ricordi di averci raccontato di essere stato prigioniero di Raxxla a Mayraberd?».

Issus annuì. «Certo che mi ricordo», rispose sicuro. «Non è passato poi molto da quando l'ho fatto».

«Allora ricapitoliamo», insistette Tionisla. «Di chi fosti prigioniero?»

«Di Raxxla», fu la risposta priva di esitazioni.

«E dove accadde questo?».

«A Mayraberd».

«Descrivimi Mayraberd».

«È una fortezza piuttosto grande che copre per intero la sommità di una collina rocciosa, dai fianchi molto scoscesi, che riempie quasi per intero la valle: non sono uno stratega militare, ma mi pare chiaro che anticamente fosse una fortezza di confine concepita per controllare
totalmente il transito lungo quella valle. Per entrare...».

«Basta così, grazie! Bene, allora adesso descrivimi l'aspetto di Raxxla».

L'espressione di Issus si incupì mentre palesemente si sforzava di richiamare alla memoria quanto richiesto. Ostinato, lo spadaccino si incaponì a lungo nel tentativo, ma alla fine dovette arrendersi e ammettere: «Mi pare ovvio che, se fui tenuto prigioniero da Raxxla,
dovrei ricordarne le fattezze, ma proprio non ci riesco. Buio totale, mi dispiace».

«Almeno prova a ricordare questo, allora: come si chiamava il tuo allievo?».

«Fesses».

«E venne con te a Mayraberd?».

«Sì, fu la sua prima vera missione: non ero molto convinto dell'idea di portarlo con me, ma visto che mi era stato dato per certo che prima di arrivare a Raxxla avrei dovuto superare parecchi ostacoli finii per convincermi che avrebbe potuto tornarmi utile. Però non mi sembra di averlo mai più visto dopo l'azione a Mayraberd... solo che non so perché».

«È morto a Mayraberd», rispose Tionisla bruscamente. «Ucciso da Raxxla. Davvero non te ne ricordi?».

Nuovamente Issus si concentrò a lungo per ricordare e di nuovo finì per scuotere la testa con aria sconfitta: «No, niente di niente», ammise. «A questo punto credo di poter dire che il tuo intervento è riuscito».

«Così parrebbe, ma ancora una domanda e ti lascio tranquillo», incalzò  Tionisla. «Raccontami di cosa è successo quella notte con Scarlett… sai di quale notte parlo...».

«Immagino che tu intenda la notte in cui onorai la mia parte di accordo con lei. Beh, sì, fu una notte terribile, quella», iniziò a raccontare Issus. «Ricordo che, mentre rievocavo gli eventi a Mayraberd stavo malissimo, finché ad un certo punto mi misi anche a percuotermi la testa
con i pugni ed a batterla contro il tavolo. Il perché lo facessi però non saprei dirlo. Comunque, per poter continuare ad interrogarmi le chiesi di legarmi al mio letto e lei lo fece. Ricordo che mentre parlavo sentivo la sua voce che penetrava in quella specie di barriera che mi ovattava la testa... mi sembrava un faro di benevolenza nella tempesta che sentivo dentro di me... e sentivo anche il tocco delle sue mani...
e... Ehi! Ora basta! Mi ricordo, va bene? Mi ricordo tutto! Tutto! E sono fatti fra me e Scarlett come andò quella notte: sono certo che lei si ricorda di tutto quello che le dissi, anche se io non credo di riuscirci, e quanto basta per la missione. Per il resto, sono benemeriti cavoli nostri e statene tutti fuori!».

Tionisla sorrise, sollevata: «Sì, direi che è chiaro che ti ricordi tutto», riconobbe, «quindi credo di poter dire che è andato tutto bene. Ma adesso la domanda è: te la senti di continuare?».

«Non prima di aver pranzato», ribatté pronto Issus. «Secondo me, si è fatta l'ora per mettere qualcosa sotto i denti».

NDG
Piccolo chiarimento: il tempo impiegato da Tionisla per curare Issus è stato di circa due ore. Ho assunto che verso la fine di quel periodo tutti fossero rientrati nello studio della maga ad attendere l'esito, ma nulla impedisce che, primo, qualcuno non abbia affatto seguito il consiglio della padrona di casa circa l'ammazzare il tempo con una buona birra o due (e magari due fettine di salamino e un po' di focaccia per accompagnare il tutto), secondo, che qualcuno abbia preferito non fare rientro nello studio in tempo per assistere al ritorno di Tionisla ed Issus. A voi la scelta, incluso il fatto se ruolare o meno tale scelta.

FENRYR - 04/09
[Issus]
«Sei anche certo che, quand'anche fosse, mi lascerei abbandonare solo
perché lo dici tu?», rispose Issus con un sorrisetto ironico. «Ma
anch'io sono certo di una cosa: se verrò abbandonato, non sarò da solo»

L'elfo dei ghiacci fissò prima l'altro, poi Scarlett, con freddezza.
"Non è una gara tra te e me, uomo" - disse infine - "Avete una missione. Difficile, che hai già fallito una volta. Se non siete disposti al sacrificio, fallirete di nuovo"
Quindi si voltò e, come se ormai già conoscesse la decisione di Issus, si voltò e abbandonò la sala. A passo deciso, percorse scale e corridoi, chiedendo informazioni ai domestici quando necessario. Raggiunse le porte, le varcò e raggiunse l'esterno, fermandosi ad ammirare la natura circostante.
Aspra, ma rigogliosa. Così diversa dalla sua terra, sferzata dal vento, perennemente coperta di neve. Alzò lo sguardo. Anche il Sole era diverso: la sua luce diretta feriva gli occhi più del riverbero sui ghiacciai eterni, ma scaldava la pelle, arrivando in profondità, fino a mutare i cuori stessi degli uomini.
Scosse appena il capo.
Mai. Mai nessuno, tra gli aelir, avrebbe fatto come Issus. Sarebbe stato bandito. Scacciato. Forse ucciso o almeno lasciato fuori nudo a morire di gelo. Ma nessuno l'avrebbe fatto. Nessuno l'avrebbe mai neanche pensato, così come l'idea proteggere a ogni costo un compagno inabile, non più necessario. Era qualcosa di assurdo, alieno, che sfuggiva alla ragione.
Fenryr strinse i denti: non capiva, non riusciva, non poteva, non voleva farlo. Non importava quale legame avessero, non importavano gli sguardi ardenti, nè quel vincolo che a Sud si chiamava "amore". Era solo debolezza, indotta da quel Sole caldo, che ammorbidiva terra e carne, innescando la follia del fuoco, là dove avrebbero dovuto regnare solo il gelo e la ragione.
"Pazzi baresark" - mormorò e riprese a camminare.
Raggiunse il bosco, trovò una radura riparata, si spogliò e iniziò il lungo, consueto allenamento con la spada: la forma completa, la più lunga, l'unica in grado, in quel momento, di riportare pace nel suo animo turbato.

Rientrò dopo quasi due ore, ritrovando gli altri nella sala comune.
Entrò, prese una birra e poco dopo giunsero anche Issus e Tionisla.
L'umano era sereno e tranquillo, però, come promesso dall'orchessa, non ricordava nulla del nemico.
Il guerriero del Nord inspirò a fondo, quindi si sedette in un posto isolato e sbocconcellò del pane, ascoltando quanto gli altri avevano da dirsi.

SCARLETT - 04/09
Fenryr ribatté alle osservazioni di Issus - tutte corrette per quanto la riguardavano -, ma Scarlett non fece in tempo a dire nulla che l'elfo dei ghiacci se ne era già andato.
La Rossa sospirò scrollando piano le spalle, quindi sorrise ad Issus. "Per costringermi ad abbandonarti, dovrebbero stordirmi, legarmi e imbavagliarmi, assicurandosi poi che io non riprenda i sensi... quindi farebbero prima ad ammazzarmi sul posto." lo disse senza perdere il sorriso e con tono leggero, ma era chiaro che abbandonare Issus era praticamente fuori discussione per quanto la riguardava. Con buona pace del caro Fenryr, perchè era abbastanza certa che anche altri non fossero d'accordo con quella linea di pensiero intransigente e priva di qualsivoglia empatia.
A quel punto Issus comunicò la sua decisione di rimuovere quello che gli aveva fatto Raxxla, dopo essersi assicurato che nessun altro ricordo oltre a quelli della prigionia sarebbe stato toccato. Tionisla gli propose di occuparsene subito, andando però nella loro camera perchè necessitava di tranquillità per farlo, e quando rivolse l'occhiata divertita a Scarlett, la Rossa rispose con un sorriso. "Ho piena fiducia in Issus, e anche in te, Tionisla." dichiarò senza il minimo accenno di tentennamento. "Al massimo ti avrei chiesto se potevo assistere, perchè come ben capirai ho a cuore il suo benessere, ma dato che sei stata anche così gentile da spiegare di già perchè è importante che non ci sia nessuno tra i piedi, sono la prima a dire che è meglio se vado a bermi qualcosa."  
La mezzorca si avviò fuori dallo studio e Scarlett fece per voltarsi a salutare Issus, per incoraggiarlo un'ultima volta, ma lui l'aveva già presa tra le braccia baciandola con trasporto.
La Rossa annuì alle parole dello spadaccino, sorridendogli e dando una stretta alle sue mani. "Ti aspetto, andrà tutto bene, vedrai."
Gli fece un'ultima carezza sul viso, notando quanto lui cercasse di sembrarle tranquillo e sereno dandole anche qualche colpetto sul braccio per farle forza, ma non era comunque riuscito a nasconderle che, in realtà, era ovviamente preoccupato. Lo seguì con lo sguardo sempre sorridendo fiduciosa fino a che Issus non uscì dallo studio, sembrò ascoltare i passi suoi e di Tionisla che si allontanavano e, solo dopo un lunghissimo istante, Scarlett lasciò andare un sospiro pesante.
Ora la aspettavano probabilmente le due ore più lunghe dei suoi ventotto anni, e no, non poteva star lì a fissare la porta come un'anima in pena, non sarebbe stata d'aiuto a nessuno e nemmeno a se stessa.
Sorrise, voltando lo sguardo sui compagni. "Bene! Qualcuno di voi ha voglia di bere qualcosa in compagnia?" chiese cercando di concentrarsi su quello. "É molto meglio se mi distraggo e penso ad altro per quanto possibile, quindi apprezzerei molto quattro chiacchere davanti ad una buona birra, che qui pare proprio non mancare."
Gli occhi della maga saettarono per la stanza, individuando chi stava cercando. Si avvicinò ad Haza e gli posò gentilmente una mano sulla spalla, stringendogliela poi brevemente con un sorriso. "Grazie ancora, Haza. Per l'aiuto che ci hai dato e, soprattutto, per l'offerta che hai avanzato, per me è come se tu l'avessi fatto."
Con un'ultima stretta e un altro sorriso, la Rossa si avviò verso la porta. "Kreena? Kelly? Vi va di unirvi a me?" domandò fermandosi prima di uscire, quando si rese conto che Boo era ancora con Tabitha.
Sempre sorridendo, sebbene il sorriso questa volta avesse assunto una nota un po' diversa notando la distanza quasi nulla tra l'elfa e Morgon, si avvicinò ai due. "Spero si sia comportato bene..." commentò allungando il braccio per dar modo a Boo di tornare sulla sua spalla. Il furetto emise un piccolo verso schiacciando la testa contro il collo di Tabitha, come se fosse un saluto, e poi corse da Scarlett.
La maga lo accarezzò. "Grazie per averlo tenuto." per un breve istante fece saltare gli occhi da Tabitha a Morgon, sorridendo sempre più apertamente. "Se vi va di venire a bere qualcosa io vado in sala da pranzo..." sembrò sul punto di aggiungere anche altro, ma poi si limitò a voltarsi e raggiungere la porta, non senza però risparmiare al bardo un'occhiata piena d'approvazione.
*E bravo ragazzo...*

NdG: Scarlett va in sala da pranzo a fare aperitivo con birra, salame e focaccia ^______^ se qualcuno vuole unirsi, lei due parole le fa volentieri ^___^

Dopo poco più di un'ora e mezza, Scarlett vuotò la birra che le restava da bere e tornò nello studio di Tionisla, in attesa del ritorno suo e di Issus.
Era riuscita ad ingannare il tempo - più o meno - fino a quel momento, ma quegli ultimi minuti si stavano rivelando i più difficili. Il fatto che si fidasse della mezzorca e delle sue capacità non le impediva di aver paura che potesse essere successo qualcosa, magari niente che avesse potuto nuocere fisicamente ad Issus, ma magari la cancellazione della memoria sarebbe stata più estesa dei dieci giorni previsti... e se si fosse dimenticato di loro due?
Con uno sbuffo stizzito si costrinse a smetterla con quei pensieri. Se qualcosa fosse andato storto si sarebbe preoccupata a tempo debito, ma fino a quel momento era completamente inutile preoccuparsi del nulla.
Mancava poco allo scoccare della seconda ora, quando Tionisla ed Issus fecero ritorno nello studio. Scarlett osservò lo spadaccino con attenzione, ma le sembrò stare bene ed essere assolutamente normale. Gli sorrise mentre Tionisla gli chiedeva di accomodarsi, evidentemente con l'intento di fare una verifica della riuscita dell'operazione.
Issus rispose senza problemi alle prime domande, ma quando gli fu chiesto di descrivere Raxxla, nonostante gli evidenti sforzi, non riuscì a dire mezza parola in merito. Idem quando la mezzorca gli domandò di Fesses: sapeva che era stato suo allievo, che era andato anche lui a Mayraberd, ma aveva completamente rimosso la sua morte.
Poi Tionisla gli chiese se si ricordava della notte che aveva passato con lei, e Scarlett trattenne istintivamente il fiato. Fino a quel punto pareva essere andato tutto come doveva, ma quella... quella era la domanda che, inutile girarci attorno, a lei importava più di tutte.
Issus cominciò a raccontare quello che era successo, ricordava anche della sua presenza e dell'aiuto che gli aveva dato ogni volta che la sua mente andava fuori controllo... fino a che non sbottò, sottolineando che ricordava tutto quanto, ma erano fatti loro e quindi la storiella finiva lì.
Scarlett sorrise apertamente, il peso che aveva avuto fino a quel momento sullo stomaco che scompariva. Attese solo che Tionisla finisse di parlare con lui, poi lo raggiunse.
Guardò la mezzorca e le fece un cenno con il capo. "Grazie Tionisla."
Gli occhi della Rossa si posarono quindi su Issus, allungò una mano per prendere la sua e intrecciare le loro dita, poi gli gettò le braccia al collo baciandolo. "Le due ore più lunghe della mia vita, ma ne è valsa la pena..." mormorò piano, affondando poi il viso contro il suo petto. "Ammetto di aver seguito il consiglio di Tionisla, e sono andata a bermi un paio di birre, altrimenti credo che sarei impazzita... Ma è passata, tu stai bene, ricordi tutto tranne quei giorni come era previsto, quindi direi che possiamo festeggiare andando a pranzare prima di continuare."

DUNGEON MASTER - 04/09
Tionisla pranzò in fretta, chiaramente impaziente di andare ad occuparsi
di qualcosa di importante.

Il tempo di finire l'ultimo boccone e si alzò in piedi, quasi con irruenza, ed esclamò: «Bene, se siete pronti, direi di tornare nel mio studio e provare finalmente a scoprire cosa si cela realmente dietro quel bagliore che dissimula le fattezze del nostro nemico. Ora che Issus
ha perso i ricordi di ciò che gli accadde alla presenza di Raxxla, l'unica persona che davvero mi serve è Kel-hatril: tutto gli altri possono presenziare, se vogliono, a condizione di non interferire per nessuna ragione e di mantenere il silenzio più assoluto, pena il fallimento dell'incantesimo che dovrò eseguire. Quelli che invece vorranno tenersi da parte potranno occuparsi di ciò che preferiscono e provvederò a farli chiamare dai miei servitori a cose fatte».

Detto questo, Tionisla acchiappò per il polso Kel-hatril e quasi se la trascinò verso lo studio, senza curarsi di ciò che gli altri intendessero fare.

Una volta arrivate a destinazione le due maghe, Tionisla prese da uno stipo un panno nero, rotondo e cosparso di simboli lungo il bordo, e lo distese sulla scrivania curando che non facesse la minima grinza; prelevò dallo stesso stipo un ampio bacile rotondo d'argento lucidato, lo depose con attenzione al centro esatto del panno e vi versò l'acqua limpida di una caraffa per riempirlo fin quasi all'orlo; prese dalla libreria un sottile tomo dall'aspetto molto antico, lo collocò su un leggio disposto appena fuori dal bordo del panno, sulla destra, e lo sfogliò fino alla pagina desiderata; infine prese dalla libreria un grosso tomo rilegato in cuoio, lo sistemò aperto su un altro leggio, anch'esso appena al di fuori della superficie del panno ma sulla sinistra, e sfogliò anche questo fino a raggiungere la pagina desiderata. «Siediti di fronte a me dall'altra parte della scrivania, distendi le braccia ai lati del bacile e prendimi le mani», ordinò infine a Kel-hatril sedendosi a sua volta e distendendo le braccia per prendere nelle sue enormi mani quelle minuscole dell'elfa scura. «Ora concentrati sull'acqua di questo bacile e cerca di richiamare alla mente meglio che puoi il ricordo del momento del tuo colloquio con Raxxla. Fammi un cenno con la testa appena sarai pronta e da quel momento non distogliere mai l'attenzione dall'acqua finché non avremo finito».

Kel-hatril strinse per un attimo le labbra con inquietudine, poi si chinò leggermente verso il bacile ed i suoi lineamenti assunsero un'espressione concentrata; dopo qualche tempo annuì con la testa senza parlare. Subito Tionisla iniziò a leggere ad alta voce le parole del
lungo incantesimo scritto nel libro a sinistra, senza che si manifestasse alcunché di particolare nell'acqua del bacile, finché l'incantesimo si concluse con due imperiose parole di comando. Come stesse obbedendo ad un ordine, l'acqua subito parve trasformarsi in una
lastra solida ed allo stesso tempo un'immagine si formò: una figura umanoide magrissima e di statura di poco superiore alla media umana, completamente circondata da una specie di bolla fatta di iridescenti sfumature verde chiaro, completamente ammantata in una lunga ed ampia tunica nera legata in vita con una fascia di velluto grigio; non si vedevano né le braccia, né le mani, probabilmente nascoste fra le pieghe della veste; la testa, il collo e le spalle erano invisibili, dissimulati da una luminescenza lattiginosa quasi abbagliante; unica
decorazione, appena visibile sotto il margine della luminescenza, un pendente appeso ad una catena che scompariva risalendo verso le spalle.

La postura della figura induceva a pensare che si stesse rivolgendo a qualcuno che rimaneva fuori dall'immagine mostrata dal bacile, ma non si udiva nessuno parlare, solo il forte ansimare di qualcuno in preda ad intensa inquietudine, a cui di tanto in tanto si sovrapponeva un suono simile ad un sibilo minaccioso. Improvvisamente la bolla iridescente
scomparve e dalle pieghe della tunica dell'umanoide sbucò un braccio scheletrico; la mano, dall'aspetto che ricordava un ragno dotato di sole quattro lunghe zampe, si chiuse a pugno lasciando il solo indice proteso in un gesto di comando; pochi istanti dopo un umano, o forse un mezzelfo, comparve nell'immagine facendosi avanti come in trance; quando giunse a portata dell'umanoide, questi si chinò leggermente in avanti fino a far scomparire la testa della sua vittima all'interno della luminescenza: un grido angosciato, un rumore inquietante di ossa infrante seguito da un prolungato suono simile al risucchio di qualcuno che stesse sorbendo una minestra, ed infine il corpo della vittima ricadde all'indietro, con il cranio insanguinato e reso del tutto irriconoscibile. Un istante dopo la bolla iridescente tornò a formarsi attorno all'umanoide.

Tionisla attese per qualche istante ancora, come per scolpirsi nella memoria ciò che stava vedendo, e poi si volse verso il volume sul leggio alla sua destra ed iniziò la lettura del secondo incantesimo.

Questa volta non vi fu una parola finale di comando che facesse attivare l'incantesimo: vi fu piuttosto come un lento dissolversi della nebbia che dissimulava la testa e le spalle dell'umanoide: comparve un volto che tuttavia era solo vagamente umanoide, con due occhi bianchi e privi di iridi e pupille, una orrenda bocca circolare irta di piccoli denti acuminati che ricordava quella di una lampreda e, al di sotto di essa, come in una specie di grottesca barba, quattro tentacoli sempre in movimento che davano all'umanoide un aspetto da piovra. Senza alcun dubbio, un illithid.

L'essere volse lentamente la testa, come per guardare verso le due maghe che lo stavano osservando.

«Non credevo che saresti mai riuscita a tanto, Tionisla», risuonò una voce piena di odio direttamente nelle teste di tutti i presenti. «Rimani una maga da strapazzo, ma forse un poco meglio di quanto mi aspettassi».

Tionisla sbuffò irritata. «Accorgerti del mio incantesimo: nemmeno io credevo che saresti riuscito a tanto, Raxxla», ribatté. «Tu pure sei un mago da strapazzo, l'ho sempre pensato ed ora che ti ho visto all'opera ne sono ancora più convinta: sei solo capace di usare le doti razziali comuni a tutti voialtri mangiacervelli, oltre forse a qualche artefatto realizzato da qualcun altro e rubacchiato per te da quella masnada di teppisti che usi come esercito. Tu, di tuo, forse sai solo far bollire l'acqua o poco più».

«Tu invece sai solo sfruttare le doti altrui, come le scarse capacità di quella sgualdrina dalla pelle grigia che ti sta di fronte», ritorse Raxxla. «Piccola schifosa traditrice, feccia drow, sappi che la tua morte non sarà né facile, né rapida».

«Ciao, Raxxla, è un piacere sentirti sibilare di rabbia», ribatté con voce melliflua Kel-hatril. «Sai che c'è, specie di totano fuor d'acqua? C'è che qualche giorno fa stavo pensando a te e nel farlo mi era venuto un tale conato di vomito da farmi decidere che per quello che mi servi
non sarebbe valsa la pena continuare a sopportare i tuoi sibili, la tua irritante voce nella mia testa ed in generale il ribrezzo che provo quando mi soffermo per un attimo a pensare a che squallido alleato mi ero trovato».

«Qua di squallido ci sei solo tu, che cambi gli alleati con la stessa disinvoltura con la quale cambi i maschi nel tuo letto, patetica baldracca da banchine portuali», replicò Raxxla accompagnando il messaggio telepatico con un sibilo rabbioso della sua bocca da lampreda. «Non vedo l'ora di averti qua per divertirmi a giocare con quella poltiglia che osi chiamare cervello: credo proprio che manderò qualcuno a recapitarti un invito, visto che non ti farai mai vedere spontaneamente da queste parti. Sarà bello riempirti la testa di incubi,
spezzare la tua resistenza con lancinanti dolori, distruggere i tuoi occhi con allucinazioni visive, le tue orecchie con atroci sinfonie e il tuo tatto con scariche dolorose ed infine, quando sarai completamente impazzita, risucchiare il tuo misero cervello, o ciò che ne rimarrà, fuori dal tuo piccolo cranio e... seppure con disgusto... cibarmene fino all'ultimo frammento». Si udì un sibilo quasi compiaciuto. «Allettante come prospettiva, vero, piccola squallida drow?».

Prima che Kel-hatril potesse replicare fu però Tionisla ad intervenire:
«Ed a me cosa avresti in programma di fare, parodia di calamaro in secca? Non mi dirai che nella tua grande mente non c'è nemmeno un piccolo pensiero per il mio futuro...».

«C'è, mezzorca, c'è...», replicò subito Raxxla. «Per la verità, il programma è più o meno lo stesso che per la sgualdrina che ti sta di fronte, ma che ci vuoi fare, io me la cavo bene a fare quelle cose lì. L'unica differenza sarà che invece di un piccolo cranio mi troverò a
svuotare un cranio enorme... enorme e pieno di nulla, come si conviene al cervello di un'orca: sarà un sacrificio dovermi nutrire di un cervello così scipito, ma il disgusto sarà compensato dalla soddisfazione nel farlo». Una brevissima pausa, poi: «Forse voi credete
di poter trarre un vantaggio nel vostro patetico tentativo di farmi irritare, ma sappiate che così non è: la mia mente è così infinitamente superiore alle vostre due messe insieme che contro di me non avete alcuna speranza: potrei giocare con voi all'infinito e poi, alla fine
del gioco, potrei bruciare i vostri poveri cervelli anche attraverso questo puerile incantesimo che hai messo in piedi, povera, stupida Tionisla...».

Il discorso terminò lì: Tionisla liberò una mano dalla presa di Kel-hatril e con essa diede un colpo al bacile spezzando l'incantesimo.

«Meglio non rischiare», commentò tranquillamente. «Comunque ne è valsa la pena: abbiamo scoperto parecchie cose sul nostro nemico, ivi incluso il fatto che la sua maggior debolezza è proprio la sua enorme presunzione, cosa tipica degli illithid... posto poi che sia davvero un illithid». Si guardò intorno con aria furbesca. «Ho come la sensazione che il caro Raxxla stia cercando di gettarci un bel po' di fumo negli occhi...».

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