lunedì 7 agosto 2017

HAZA - 24/08 - LISTA 03

«Amico, dici?», replicò il vecchio, ancora fumante di collera. «Ho qualche difficoltà a crederlo... "amico"... visto che avete invaso la mia valle in quindici, armati fino ai denti, e che come ambasciatori, se così si possono chiamare, avete mandato avanti quel bisteccone ricoperto di lamiera, tu, con il tuo bel mazzafrusto a portata di mano e quella puzzola allampanata che lo vedrebbe anche un cieco che è uno che traffica in cose arcane. Poi, pochi passi dietro, un mezzo esercito di tipacci a dar man forte. Nessuno che abbia deposto le armi. Nessuno che abbia mostrato il classico panno bianco della pace. Niente di tutto questo! Quindi come faccio a credervi se dite che venite in pace?». Il suo tono cambiò, passando al sarcastico. «D'altronde, "ipocrita come un paladino": non è così che si dice? Tante belle parole, ma la mano sempre pronta sull elsa della spada. PAH!». Sputò stizzosamente e poi si spostò rapido fino ad andare a riprendersi la sua ascia. «Lo so benissimo che siete in troppi perché possa tenervi testa, ma un nano non muore disarmato, specie se aggredito da una puzzolente banda di rapinatori mandati da quel figlio di una zoccola impestata di un Tarbek. Non è forse per questo che siete qui?».

Haza ebbe a malapena il tempo di accennare un diniego con la testa, prima che il nano eruttasse altre parole.

«Comunque per ora voglio provare a stare al tuo gioco, Haza il probabilmente-rinnegato», riprese dopo un altro visibile sforzo per frenare il prurito alla mani, «e quindi risponderò alle tue domande... delle quali d'altronde immagino che tu sappia già la risposta. Il mio nome, per esempio: Bognus Manodiferro... o il caro Tarbek si era dimenticato di dirtelo? I miei problemi con Tarastia? I miei problemi con gli dei, direi piuttosto, quegli infingardi che hanno creato questo calderone in cui viviamo e che ora se ne stanno lì, con i loro culoni posati su una nuvoletta, a godersi le nostre preghiere ed a ghignare sulle nostre sventure. Le mie preghiere? Le mie bestemmie, piuttosto!».

Questa volta le parole di Bognus strapparono un amaro sorriso accondiscendente.

Bognus si volse attorno, accennando con un ampio gesto circolare al luogo in cui si trovavano. «Tu qui vedi botteghe? O bancarelle? Qui ci passano solo coboldi, e pure di rado. E allora cosa ti fa pensare che io qui venda armature e gingilli del genere? Cos'è, un altro dettaglio che quel cane rognoso di Tarbek aveva omesso di spiegarvi? Ti dico io come stanno le cose, allora: io vendo tutto a quel porco, che viene qui una volta o due all'anno e si porta via tutte le mie belle opere per quattro puzzolenti monete... solo che a quanto pare adesso ha deciso che anche quella miseria sia troppo e vi ha mandati a rapinarmi». Allargò le braccia. «Ebbene, fate pure! Così, dopo avermi ammazzato, quell'idiota forse riuscirà a rendersi conto che la fabbrica delle armature avrà chiuso definitivamente l'attività!». Si guardò attorno con aria di sfida. «Su, allora, cosa aspettate? Chi vuol essere il primo ad assaggiare la mia ascia?».

Haza alzò la mano, e stava per cercare il borsello. Voleva trasformare la sfida di Bognus in una accanita ma pacifica trattativa d'affari, ma gli eventi precipitarono togliendogli ancora una volta la parola.

Tuttavia, mentre faceva scorrere lo sguardo dall'uno all'altro, di colpo si arrestò e scoppiò a ridere. «Ma guarda quello!», sbottò notando Jean che girellava lentamente nei dintorni apparentemente alla ricerca di qualcosa (NdG: le frecce, che peraltro non trova). «Vedo male o è un umano? E poi dicono che io sono pazzo... LUI è pazzo, a passeggiare così in un territorio abitato dagli ankheg...».

Fece giusto in tempo a finire la frase che Jean percepì la solita vibrazione sotto i piedi...

Un nuovo ankheg sbucò dal terreno, ma Jean riuscì a non venire scagliato in aria grazie alla sua agilità; tuttavia non poté evitare il morso delle mandibole del mostro ed il conseguente contatto con la sua saliva acida (0+6+2pf, più 1pf di danno da acido nel round seguente se non riuscirà a ripulirsi). A sua volta Jean non poté fare nulla in reazione, avendo ripulito e riposto le armi e trovandosi con il solo arco in mano e senza la freccia già incoccata. Tutti gli altri non poterono far altro che osservare esterrefatti la scena inattesa, mentre il vecchio nano si sbellicava dal ridere...

La situazione era tragica, ma almeno le risa impedivano al nano di proseguire il suo sproloquio, nemmeno tanto folle, se non perché basato su assunti iniziali completamente errati. Haza colse l'occasione, era il suo turno di parlare.
"Ma porco il mondo che c'hai sotto i piedi, Bognus! Smettila di ridere! Non vedi che stai ghignando delle sventure altrui esattamente come dici facciano gli Dei che aborri?"
Haza impugnò di nuovo il mazzafrusto sacro a Tarastia, e si mise in posizione per colpire, ma rimase fermo dov'era. Non intendeva spostarsi per correre in aiuto, ma se fosse spuntato qualche altro insetto formato gigante a portata d'arma non avrebbe esitato a colpirlo.
"Se vuoi saperlo, Bognus, gli Dei non esistono. Oppure, il che è uguale, se ne stanno indifferenti, parola di uno che voleva essere chierico di Tarastia! Se gli Dei anche soltanto ridessero, sarebbe già qualcosa, e io potrei seguire le risa per tirar giù dallo scranno chi ha permesso che io rimanessi l'unico della mia famiglia!"

NDG:
Haza avrebbe altro da dire, ma stiamo di nuovo andando per round, no?

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