Sotto la luce emessa dall'armatura di Aryn, la cotta di maglia indossata da Haza brillava come se splendesse autonomamente della stessa luce invece che per il riflesso. Il nano era cosciente che non fosse la migliore delle protezioni, ma in quel momento poco se ne curava... gli bastava l'idea di poter tagliuzzare il nemico. La spada nera, invece, quasi pareva rifiutare di riflettere quella stessa luce.
Restava una macchia scura nella sua mano, salda e minacciosa.
Nell'altra, il piccolo scudo che appariva quasi ridicolo, al confronto di quei giganti di pietra, se essi si fossero realmente mossi, come Haza aveva ipotizzato.
Il guerriero sorrise sardonico alle parole di Aryn. Aveva scelto quella parola, "diritto", per il sottile piacere di irritare il paladino di Halav. In realta', il suo era un presentimento, e cioe' che quel che la spada stava facendo alla sua anima, avesse una qualche possibilita' di farlo somigliare ad uno degli scagnozzi fedeli al Dio di quel luogo. Sperava di sembrare un adepto oscuro a sufficienza da lasciar dormire i bestioni di pietra.
Haza non aveva comunque alcun timore di sbagliarsi. Aveva delle carte da giocare e non sarebbe rimasto in panchina come nella grande sala, quando aveva atteso invano l'arrivo di orde di goblin, rivelatisi pure illusioni. Doveva sfogare la crescente ira. Doveva sfogare la smania di vendetta.
Stacco' la mano dall'armatura di Aryn, gli fece l'occhiolino e si volto'. Il sorriso divenne un ghigno, e fece un passo in avanti.
I bestioni si mossero, ed egli mormoro' una parola arcana. Avrebbe fatto pentire i due colossi di non essere rimasti seduti al loro posto. Poi parti' in carica contro uno dei due.
NDG:
AGPG in arrivo fra breve.
Restava una macchia scura nella sua mano, salda e minacciosa.
Nell'altra, il piccolo scudo che appariva quasi ridicolo, al confronto di quei giganti di pietra, se essi si fossero realmente mossi, come Haza aveva ipotizzato.
Il guerriero sorrise sardonico alle parole di Aryn. Aveva scelto quella parola, "diritto", per il sottile piacere di irritare il paladino di Halav. In realta', il suo era un presentimento, e cioe' che quel che la spada stava facendo alla sua anima, avesse una qualche possibilita' di farlo somigliare ad uno degli scagnozzi fedeli al Dio di quel luogo. Sperava di sembrare un adepto oscuro a sufficienza da lasciar dormire i bestioni di pietra.
Haza non aveva comunque alcun timore di sbagliarsi. Aveva delle carte da giocare e non sarebbe rimasto in panchina come nella grande sala, quando aveva atteso invano l'arrivo di orde di goblin, rivelatisi pure illusioni. Doveva sfogare la crescente ira. Doveva sfogare la smania di vendetta.
Stacco' la mano dall'armatura di Aryn, gli fece l'occhiolino e si volto'. Il sorriso divenne un ghigno, e fece un passo in avanti.
I bestioni si mossero, ed egli mormoro' una parola arcana. Avrebbe fatto pentire i due colossi di non essere rimasti seduti al loro posto. Poi parti' in carica contro uno dei due.
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