martedì 28 giugno 2016

DUNGEON MASTER - 16/08 - LISTA 03

«Molto bene! Ci siete tutti, a quanto pare...», commentò Bryosk con evidente soddisfazione nella voce. «Voglio chiedervi la cortesia di attendermi qui per qualche minuto mentre predispongo tutto il necessario: non mi ci vorrà molto, ma preferisco dirigere di persona la preparazione della nostra piccola riunione». Detto questo si dileguò attraverso la porta che dava sul patio.

Il nobiluomo fu di parola: non passarono più di cinque minuti e fece la sua ricomparsa, questa volta però da una porta poco visibile che si trovava nel fondo della sala dei triclini. «Da questa parte, prego», invitò. Sarebbe stato impossibile per chiunque non notare il deciso cambiamento non solo nel suo abbigliamento, non più coloratissimo e frivolo ma degno del nobiluomo qual era, ma anche nel suo atteggiamento: il frivolo gaudente che costituiva l'immagine pubblica che Bryosk amava ostentare aveva lasciato il posto all'influente funzionario al servizio di Karameikos qual era in effetti.

Seguendo l'invito di Bryosk il gruppo di avventurieri varcò la soglia e si ritrovò in un vestibolo; non appena tutti furono entrati, il Conte richiuse con cura la porta a chiave.

Al gruppo di avventurieri parve di essere passati in un altro mondo, ovattato e silenzioso: l'anticamera nella quale si trovavano era priva di arredo a parte un paio di divanetti - messi lì probabilmente per eventuali visitatori - e le pareti erano ricoperte con una tappezzeria elegante ma estremamente sobria; a parte quella di ingresso, nel locale si aprivano altre tre robuste porte, una per parete e tutte uguali. Il Conte si diresse a quella a sinistra rispetto all'ingresso e, anziché aprire la serratura con un'altra chiave, introdusse in una fenditura sopra la maniglia un piccolo oggetto rettangolare e curiosamente traforato che portava appeso al collo con una catenella: si udì un leggero scatto e la porta si aprì.

Bryosk fece strada nella stanza e non appena tutti furono entrati chiuse la porta dietro di sé, al che il leggero scatto si ripeté; inserì poi la sua piastrina rettangolare in un'altra fenditura dissimulata nel muro accanto allo stipite, al che si udì il suono di un altro scatto, più forte, provenire attutito dal vestibolo, ed infine prese posto a capotavola e fece cenno ai suoi visitatori di prendere posto a loro volta.

Il Conte ed i suoi ospiti si trovarono così in un'ampia sala da riunioni, nel cui centro troneggiava un lungo e sobrio tavolo circondato da una dozzina di solide sedie; alle pareti erano appesi numerosi dipinti, chiaramente di pregio, che rompevano un po' la monotona seriosità della sala; non vi erano finestre visibili e tuttavia l'aria non sapeva di chiuso. L'atmosfera era nel complesso forse un po' opprimente, specie se paragonata alla frivolezza del resto della proprietà, ma non tale da mettere particolarmente a disagio.

Sulla lunga tavola erano disposte varie pile di documenti e davanti ad ogni posto a sedere si trovavano un bicchiere di cristallo, una caraffa d'acqua, una pila di pergamene in bianco ed il necessario per scrivere. Unica eccezione, davanti ad uno dei posti anziché caraffa e bicchiere era posato un grosso boccale colmo di birra. (NdG: chissà per chi è...) In fondo al tavolo e di fronte a Bryosk su un cavalletto da pittore si trovava una mappa di Karameikos ed accanto ad essa, impalato come un baccalà e vestito come una persona normale, c'era Arkoby, chiaramente pronto ed in attesa di ordini.

«Prego, sedetevi», invitò il Conte con una certa fermezza nella voce: era chiaro che questa volta non avrebbe iniziato finché qualcuno fosse rimasto ancora in piedi. «Benvenuti nel mio piccolo luogo di lavoro: per chi magari si sentisse un po' spiazzato da questo ambiente... beh, e da me... ebbene, fuori è per i piaceri, ma qui è per lavorare... ed ora, se non vi dispiace, lavoriamo...».

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