mercoledì 12 ottobre 2016

DUNGEON MASTER - 16/08 - LISTA 03

Non appena messo piede a terra Issus d'istinto andò a dileguarsi nelle ombre più vicine, dove rimase qualche minuto per il solo piacere di assaporare il gusto inebriante della riconquistata libertà. Il pensiero gli corse quasi inevitabilmente alla fantastica ragazza che l'aveva tanto aiutato: giovane, bella, intelligente, concreta... non gli era mai capitato di incontrare una donna come quella. Beh, per essere onesto con sé stesso, in realtà non gli era mai capitato di avere realmente a che fare con donne in vita sua: per lui erano sempre state o committenti, o bersagli, o prostitute da pagare per sfogare i bisogni della carne. Donne avide, oppure desiderose di vendetta; donne ignare di ciò che stava per accadere loro; donne indifferenti e frettolose. Lei, Scarlett, invece, era tutt'altra cosa: disponibile allo scambio di idee, costruttiva, comprensiva, paziente. E maledettamente attraente. Issus si rese conto che stava per sfuggirgli di mano la situazione... solo che non poteva fregargliene di meno: di quella particolare donna, chissà perché, si fidava.

Beh, non solo di quella particolare donna, in realtà: c'era anche la vecchia, fedele Agathe, l'unica donna che lui avesse mai considerato una madre, anche se sua madre in realtà non era. Questo pensiero gli richiamò alla mente l'idea di casa: cibo caldo, un buon bagno fumante, vestiti puliti... Non vedeva l'ora di farsi coccolare un po' da Agathe: era ora di andare!

Passando come un fantasma da una zona d'ombra all'altra si diresse in fretta verso il proprio rifugio ed in breve giunse nei suoi pressi. Lì esitò un istante, scegliendo quale dei possibili accessi utilizzare. Fatta la sua scelta si avviò: in breve giunse ad una specie di androne maleodorante, posto un braccio o due più in basso del piano stradale. Discese pochi, malandati scalini e disse piano una parola d'ordine...

«Padrone!». «Padrone!». «Oh, sei davvero tu, padrone!». Una decina di mendicanti gli si fecero intorno, allungando le mani a sfiorargli le braccia nude: vincendo il disgusto, Issus rimase fermo e si lasciò toccare. «Sei tornato finalmente, padrone!».

Lo sapeva bene, il loro non era vero attaccamento: il suo rapporto con quei mendicanti era come una società di mutuo soccorso, lui dava loro un riparo e lasciava di tanto in tanto cadere qualche moneta mentre passava e loro in cambio impedivano a chiunque di accostarsi alla porta nascosta in fondo al loro antro maleodorante.

Li lasciò fare per un poco, poi disse piano: «Ora basta, amici: devo rientrare subito a casa. Quando torno vi porto qualcosa, va bene?». I mendicanti si ritrassero nell'ombra ed egli andò in fondo all'androne: trafficò un poco con una porta che non pareva esser tale, la aprì, passò oltre e la richiuse con cura, poi prese una lanterna nascosta in un piccolo vano, la accese e percorse a passo svelto lo stretto tunnel che conduceva a casa sua. Giunto ad una porta, bussò seguendo un complesso codice: la porta si aprì e egli si ritrovò stretto nell'abbraccio da orso del gigantesco Pethar, mentre dietro le enormi spalle del proprio figlio la vecchia Agathe scoppiava in un pianto dirotto.

Issus era tornato a casa...

Nessun commento:

Posta un commento