mercoledì 19 ottobre 2016

DUNGEON MASTER - 16/08 - LISTA 03

Beatitudine. Pura e semplice beatitudine, tanto più deliziosa in quanto raggiunta quando ormai le speranze erano ridotte a zero.

Sguazzando placido nella calda acqua della tinozza e con un piede sollevato per consentire ad Agathe di spazzolargli per bene la pianta incrostata di sporco, Issus stava seriamente rischiando di addormentarsi lì dove si trovava ed era solo il chiacchericcio dell'anziana donna a tenerlo sveglio.

«Ma sempre a piedi nudi ti facevano andare?», si lamentava lei, non tanto però per l'extra lavoro di disincrostare il piede dell'uomo quanto per il fatto stesso che il suo prezioso Issus non fosse stato accudito a sufficienza.

«Sì, Mame, ma ora è finito: è tutto finito», replicò il sicario con voce soddisfatta. «O quasi. Anzi, per certi versi il peggio devo ancora passarlo se voglio guarire dai fantasmi che popolano la mia povera testa. Oh, dimenticavo di dirtelo: a questo proposito, tra poco devo uscire per incontrare una persona e poi la porterò qui».

«Qui?», fece eco Agathe, stupita. «Ma qui non c'è mai stato nessuno. O, almeno, mai nessuno che poi sia sopravvissuto per raccontarlo...».

«Ed invece questa volta succederà e questa persona sopravviverà benissimo. Anzi, meglio se te lo dico prima: si tratta di una donna».

Agathe quasi si strozzò con la sua stessa saliva: «Una... *donna*?!?», annaspò. «Ma Isi, da quando tu avresti bisogno di una donna? Ah, già... certo: io sono vecchia e per accudirti non ti vado più bene», concluse con amarezza.

«Oh, Mame, suvvia: non dire sciocchezze», replicò Issus, imbarazzato. «Tu mi sei indispensabile, come anche Pethar, e lo sai bene».

«Però non capisco come tu sia riuscito a trovarti un'amante in quel posto dove stavi: non sei nemmeno mai stato un gran seduttore, mio piccolo Isi, se proprio devo dirtelo: e sì che sei anche un bel ragazzo...».

«Oh, grazie della stima, Mame... Comunque no, non è la mia amante e nemmeno la sarà mai...».

«E come fai a dirlo, Isi? Tu ti butti troppo giù...».

Issus sospirò ed in tono paziente cercò di spiegare: «Sai, Mame, per qualche motivo la gente tende a non apprezzarmi molto, se non altro quando viene a sapere qual è il mio mestiere. Insomma: non credo che Scarlett abbia una grande opinione di me e questo taglia la testa al toro».

«Ma non vorrai uscire proprio adesso, no? Non hai nemmeno cenato: hai fatto giusto uno spuntino... Vacci domani: è meglio».

«Non posso: ho un appuntamento tra poco. Ed ho anche cenato a sufficienza. Anzi, è ora che esca da questa tinozza e mi prepari».

«Almeno porta con te Pethar...».

«Lo sai, preferisco lavorare da solo. E poi, stasera dovrò sgattaiolare nelle ombre e mi spieghi come faccio con quel bisonte di tuo figlio? Non se ne parla! Ci mancherebbe solo che i compagni di Scarlett, se per caso qualcuno di loro si facesse venire l'idea di scortarla, riuscissero a scoprire questo posto a causa di Pethar: seguire lui è difficile quanto pedinare una mandria di tori». Issus si fermò, come colto da un pensiero improvviso. «Anzi, ora che ci penso: se qualcuno si facesse trovare con Scarlett all'appuntamento, come me ne libero senza che nessuno si faccia male? Mmmmh... Oh, trovato!», esclamò allegramente. «Dovesse capitare, sarà un bello scherzetto... E se poi non dovesse capitare... beh, tanto meglio!».

Ancora ridendo Issus riemerse gocciolante dall'acqua e si mise ad asciugarsi. Dieci minuti dopo lasciò il suo covo per la stessa strada dalla quale era entrato, un po' in anticipo rispetto al tempo necessario per recarsi all'incontro con Scarlett: come d'abitudine, preferiva sempre avere un certo margine di tempo per prepararsi il terreno ad ogni evenienza.

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