Era rimasta lì, immobile, gli occhi
chiari a scandagliare le fronde ed il pendio, per tornare spesso su
quella cerva che ostacolava il loro cammino. Rimase in silenzio mentre
ascoltò le parole della Rossa, il suo viso si tese, rendendo i
lineamenti affilati e duri come marmo, mentre col capo annuì lievemente
verso la Maga. Era preoccupata. Fu solo in un secondo momento che si
rivolse al Paladino, schiudendo lievemente quelle labbra che fino ad ora
erano rimaste serrate.
"Se
un predatore si sente braccato e cacciato a propria volta, di solito si
spinge allo scoperto...Ed è precisamente ciò che intenderei fare."
Di
certo non si sarebbe azzardata ad affrontare un pericolo ignoto da
sola. Stava per muoversi, quando Ghino risbucò dalla boscaglia sopra
stante. Lo ascoltò attentamente, incamerando ogni singola informazione
ricavata dall'esplorazione dell'altro.
D'istinto, dopo aver udito
quel rapporto, la ranger s'irrigidì visibilmente, i lineamenti del
viso, se possibile, si tesero ancora di più in un'espressione marmorea e
sarebbe stato difficile per un interlocutore capire in quel momento i
pensieri della giovane. Non era naturale. Era impossibile che un
predatore lasciasse andare la propria preda e non la inseguisse,
lasciando quanto meno delle tracce del suo passaggio. E soprattutto, tra
preda e predatore v'era sempre lotta. Quella per la sopravvivenza.
"Una
cosa come quella che avete appena descritto è innaturale...Preda e
predatore lottano sempre ed il cacciatore lascia almeno tracce del
proprio passaggio...Non c'erano nemmeno tracce di rami spezzati,
Ghino?c'erano solo le impronte della cerva?"
Pose
quelle domande con calma, mentre il suo sguardo si puntava dritto sulla
cerva, come a volerla osservare nel profondo. Fu d'Istinto che prese
l'arco e lo incoccò, tenendolo basso, pronta a reagire al minimo segno
di pericolo.
"Scarlett...per caso...potresti provare a capire se...la cerva che ci troviamo davanti è...davvero quello che sembra essere?"
Fu
in un sussurro che uscirono quelle poche parole dalle labbra in
direzione della Maga, gli occhi rimasero incollati sull'animale ed i
sensi vennero tesi al massimo, all'erta, per cogliere anche solo il più
piccolo fruscio di fronde. Non ci capiva nulla di magia, per lei era
naturale chiedere in merito.Troppe cose non le tornavano ed iniziava a
sospettare che quella cerva, in apparenza così fragile e ferita, non
fosse altro che un diversivo. In cuor suo sperava vivamente di
sbagliarsi.
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