mercoledì 16 novembre 2016

DUNGEON MASTER - 18/08 - LISTA 03

Visto che l'atteggiamento del gruppo, seppur guardingo, non pareva essere ostile, il cavaliere agganciò lo scudo sulla sella e poi con un colpetto di talloni diede di sprone e cominciò a discendere lentamente la strada verso il gruppo in attesa. Giunto che fu poco oltre la metà della discesa, il grande cavallo da guerra parve accorgersi che fra le cavalcature del gruppo c'erano alcune femmine: cominciò quindi ad atteggiarsi spudoratamente, battendo forte gli zoccoli al suolo, caracollando, alzando fieramente la poderosa testa, scuotendo la folta coda, insomma facendo di tutto per farsi ammirare in tutta la sua possanza; così continuò fino a quando giunsero a pochi passi dal gruppo. Qui il cavaliere assestò una pacca sul collo dell'animale ed ordinò a bassa voce: «Faran, ora piantala di atteggiarti! Non è il momento!». Il cavallo sbuffò scontento, agitò la testa ma obbedì. Il cavaliere allora sollevò la mano destra aperta nel gesto universale da sempre segno di pace e di saluto, poi portò le mani alla celata, la sollevò ed infine si sfilò l'elmo, rivelando finalmente la propria identità: si trattava di Brom, il paladino che Kreena ed Aryn avevano già avuto modo di incontrare due giorni prima al tempio di Halav.

«Signore, signori, permettete che mi presenti», annunciò con voce ferma e decisa. «Il mio nome è Brom de la Fère, paladino, o forse certuni direbbero ex paladino, di Halav. Fratello Aryn, permettete una parola?», chiese rivolto al più giovane collega. Poi però parve ripensarci: «Anzi, no, meglio se questo discorso lo farò davanti a tutti. Fino a due giorni fa io ero un paladino di Halav, come il vostro compagno qui presente può confermare. Poi commisi un tragico errore: ricordate, paladino, della strana scoperta che faceste nella nostra biblioteca? Ricorderete anche che io presi un libro dalle vostre mani e mi allontanai, lasciandovi soli. Purtroppo fui così ingenuo da non immaginare che il responsabile di quella oscena collezione potesse essere proprio la persona dalla quale stavo andando a denunciare il fatto: il nostro stesso Comandante. Fu così che nel giro di pochi minuti mi ritrovai privato delle armi e del medaglione di Halav, rivestito solo di una tunica e buttato in una cella come l'ultimo dei criminali: evidentemente il Comandante sperava così di mettermi a tacere, tuttavia non fece i conti con il fatto che nel nostro tempio le voci corrono più in fretta che in un roccolo di comari. Fu così che rimasi lì per l'intera nottata per poi scoprire quasi all'alba che mi erano rimasti ancora molti amici fedeli: con il loro aiuto riuscii ad evadere ed a lasciare la città non appena le porte vennero aperte. Immaginando quale potesse essere la vostra destinazione mi nascosi qui nei pressi ad attendere la vostra venuta. Mi rendo conto che non avete altro che le mie parole a sostegno di quanto vi ho raccontato, ma sono disposto a sottopormi a qualsiasi prova desideriate per provarvi la mia buona fede. In quanto paladino ho solo una via davanti a me per provare di essere nel giusto: compiere una missione attraverso la quale dimostrare di godere ancora del favore del mio dio. Pertanto, se vorrete accettare questa spada in aiuto nella vostra impresa io ve la offrirò senza riserve».

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