giovedì 10 novembre 2016

HAZA - 17/08 - LISTA 03

Il gruppo di avventurieri era nuovamente riunito nella sala comune della locanda, [...] non era improbabile che qualcuno fra loro cominciasse a chiedersi se potesse essere accaduto qualcosa di male alla maga dai capelli rossi, là da sola con un maniaco omicida forse pazzo...

Haza era impaziente di partire. Quello, insieme certamente all'agguato subito il giorno prima, spiegava come mai fosse seduto al tavolo della locanda praticamente in assetto da guerra. Per partire, gli mancava solo di ritornare di sopra, caricarsi in spalla lo zaino, e dare olio alle ginocchia... metaforicamente parlando, giacché l'armatura era ingrassata a dovere fin dalla sera prima.
Il nano fremeva, eppure cercava di godersi quella sosta forzata, legata principalmente all'assenza di una delle componenti del gruppo. Cercava di farsi piacere l'attesa pensando a quei sei fessi, usciti all'alba dalla città e da loro lasciati ad attenderli fuori dalle mura, da qualche parte lungo il sentiero nei boschi, scomodamente sistemati per tendere un agguato che non sarebbe scattato mai, giacché Kreena li aveva avvisati e loro non s'erano mossi come quelli si aspettavano.

Si può immaginare maggior frustrazione di quella del cacciatore che prepara la trappola con pazienza sul sentiero dell'abbeverata, solo per scoprire che la preda ha bevuto altrove... per giunta alla sua salute?
Per unire l'utile al dilettevole, cercò ancora una volta di raccapezzarsi di tutto quel che aveva letto da Briosk. Niente, niente che gli fosse dannatamente utile. Cominciava a pensare di avere il cervello molto meno affilato della spada. Forse aveva fatto troppo affidamento sulla perduta spada dei demoni, negli ultimi tempi, e questo gli aveva ottuso l'acume di cui in passato era andato fiero. Almeno, tentava di scusare così se stesso ed il proprio fallimento.

Ad un certo punto un tizio grande e grosso fece il suo ingresso nell'ampia ed accogliente stanza [...] un bonaccione nemmeno troppo brillante in termini di comprendonio.
L'omone si guardò attorno incerto: era chiaro che stava cercando qualcuno, [...] mostrò il foglietto: su di esso con grafia tipicamente femminile c'erano scritti due nomi, Indevar e Ghino. Ancora una volta l'omone fece: «Ugh!» e rimase in attesa di vedere se uno dei due personaggi indicati si trovasse fra i presenti.
  L'omone rimase per alcuni minuti fermo in piedi davanti al tavolo degli avventurieri. [...] senza una parola, anche perché, essendo muto, nemmeno avrebbe potuto, volse i tacchi e se ne andò.


Haza, dalla sua posizione, lesse il biglietto, che indicava inequivocabilmente i soggetti cercati dall'uomo. Gli occhi di Haza si spostarono istintivamente sui due che quel messaggio tirava in ballo, attendendo una loro reazione. Si sorprese scoprendo che i due, invece, non reagirono affatto. Si voltò ancora verso l'uomo. Che vi avessero visto una minaccia che lui non riusciva a vedere? Sembrava un bambino nel corpo di un gigante, a guardarlo negli occhi. Probabilmente, chi l'aveva inviato da loro gli aveva dato una sommaria descrizione dei due che cercava, per tanto almeno Ghino, l'unico halfling al tavolo, sarebbe stato facilmente riconosciuto dal sempliciotto.
Invece, ad Haza toccò sorprendersi per la seconda volta in pochi istanti. Il silente omaccione voltò le spalle e fece per allontanarsi. Il nano allora reagì. Gli occhi di quel gigante silenzioso gli avevano parlato, e non avrebbe consentito che si allontanasse a quel modo.
"Ehi. Ehi tu, grandone!"
il tono era gioviale anche se il volume della voce era alto, per farsi sentire. Conosceva pochi muti che non fossero anche almeno parzialmente sordi, e perciò cercava in quel modo di ovviare al problema. Inoltre, si alzò dal proprio posto per corrergli dietro e fermarlo anche a gesti. Una volta che lo ebbe di fronte, gli parlò, scandendo le parole, ipotizzando che quello potesse leggergli il labiale. Indicò il biglietto che aveva in mano.
"Perdona... la... domanda... Perché... li... cerchi?... Chi... ti... manda?"

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