giovedì 17 novembre 2016

DUNGEON MASTER - 18/08 - LISTA 03

Brom sospirando chiuse per un attimo gli occhi ("Halav, dammi la pazienza..."), poi li riaprì e guardò il suo principale interlocutore sforzandosi di dissimulare l'irritazione che stava iniziando a provare.

«Giovanotto, quando dico "fortuna" non intendo una cosa che vi sia piovuta dal cielo, ovviamente: anch'io come voi volli fortemente prestare servizio sul campo, e lo feci per molti anni, anche, finché non venni chiamato a fare l'istruttore delle reclute, cosa che ahimè accettai di fare, quindi so benissimo cosa intendete: dicendo "fortuna" intendo che la vita d'azione è una situazione privilegiata anche malgrado le occasionali derisioni, una situazione nella quale tutto è chiaro e semplice, con una riga netta che separa il giusto dall'ingiusto. Scoprii a mie spese come quella riga nella vita all'interno dei nostri templi diventi molto, molto vaga. Scoprii anche che il potere diventa più importante della fede, che i medaglioni dei nostri capi sono sempre freddi, che Halav diventa una parola vuota da invocare quando fa comodo. Ergersi sopra Halav è una bestemmia? Certo che la è, ed i nostri capi la ripetono cento volte al giorno! 
 
Quindi da lì a capire perché il mio superiore possa aver scelto di tentare di mettermi a tacere il passo è breve: una storiaccia come quella della sua discutibile biblioteca avrebbe potuto costituire la fine del suo prestigio e quindi della sua posizione, quindi io dovevo essere messo a tacere: là in cella non ci sarei rimasto a lungo, credetemi. È chiaro, no?».

«Sapete, paladino? Mi sorprende come a parole riconosciate la mia superiore esperienza, il mio rango più alto del vostro e poi non cessiate mai di assumere atteggiamenti paternalistici, di spiegarmi cose che, credetemi, so meglio di voi e, soprattutto, ad insistere nel cercare di farmi fare quell'assurdità che vi siete fissato in testa che io debba a tutti i costi fare. Atteggiandovi a mio difensore e garante, per di più. Ve lo ripeto una volta ancora, e che sia l'ultima: non intendo sottopormi ad alcun processo. Tra l'altro, sono quasi certo che quell'ipotetico processo non avrebbe mai luogo: processarmi implicherebbe per il Comandante mettere in piazza la natura della mia supposta "mancanza", o quanto meno esporsi al rischio che la cosa salti fuori, magari durante un mio interrogatorio. Ed allora? Quale potrebbe essere realmente la mia sorte? Qualche goccia di cicuta nel mio rancio da carcerato? Una misericordiosa impiccagione alle sbarre della feritoia della mia cella da far passare per suicidio? Credetemi, l'Ordine è marcio dentro e non c'è modo di purgarlo dall'interno: l'unica via potrebbe essere scioglierlo e rifondarlo daccapo, ma chi potrebbe farlo? Il Granduca? Suvvia, non scherziamo! Ecco perché la mia strada d'ora in avanti sarà qui fuori, dovunque la mia lama possa servire a qualcosa e quindi la mia meta sarà comunque Mayraberd, con voi o senza di voi».

«Ah, una cosa ancora»,aggiunse come per un ripensamento. «Per me non ha la minima importanza che secondo i vostri criteri voi mi consideriate o no ancora un paladino: io non mi considero più tale. O, forse, io mi considero un paladino di Halav nel senso più puro del termine... il che implica "quanto più lontano possibile dall'Ordine". Ecco perché vi sto dando del "voi" anziché il tradizionale "tu" fraterno: se mai continueremo la nostra strada insieme, a tempo debito tornerò ad usare il "tu" come si conviene fra amici e compagni d'arme, nulla di più e nulla di meno».

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