Haza aveva passato del tempo, durante la serata di vita contadina, ad
osservare gli umani vivere l'allegria dello scampato pericolo. Sentiva
sempre forte la mancanza della sua famiglia, sterminata dai non morti,
quando poteva assaporare la gioia di quella altrui.
Questa volta, però, osservando il bimbo che il gruppo aveva salvato godere delle braccia della madre, sentì di essere nel giusto. Sentì che impegnarsi in quella lotta per salvare anche solo poche vite lugo la strada gli dava forza per andare avanti.
Questa volta, però, osservando il bimbo che il gruppo aveva salvato godere delle braccia della madre, sentì di essere nel giusto. Sentì che impegnarsi in quella lotta per salvare anche solo poche vite lugo la strada gli dava forza per andare avanti.
Anche l'altro ragazzo, quello curato da Filth, era oggetto delle mille attenzioni delle contadine. Haza non credeva che fosse morto e poi fosse stato resuscitato. Semplicemente era in condizioni critiche... davvero critiche... e gli avevano salvato la vita prendendogli l'anima per un cappello. Ma che fosse già sotto la falce della morte, non lo credeva affatto. *Di là si torna solo come non morti.* era per lui una certezza incrollabile, come le case dei nani dentro le montagne.
La
buona sensazione che accompagnò il sonno lo svegliò carico d'energia,
che fluì velocemente ad alimentare una rabbia sorda verso colui che
aveva iniziato a considerare come uno dei responsabili dell'azione
sconsiderata di quel coboldo, che era quasi costata la vita di un
neonato. Non vedeva l'ora di procedere con l'interrogatorio. Anche la
colazione, ancorchè comunque abbondante, fu affrontata con rapidità,
quasi con fretta.
Ascolto' le parole di Scarlett, e le risposte sprezzanti dell'halfling.
Concesse
persino ad Aryn di dire la sua, conosceva l'indole del paladino, con
cui a lungo era stato in contrasto circa l'opportunita' di maneggiare a
proprio vantaggio un'arma appartenuta ad un demone.
Ma nessuno dei due ottenne parole utili da quell'avanzo di fogna.
Allora
passò alle sue spalle, piego' un ginocchio e poso' l'altro per terra,
poi accostò il mento dalla barba liscia ed incolta alla spalla
dell'halfling, per parlargli in un orecchio. Il gomito del braccio
destro era posato al ginocchio ancora sollevato, e la mano reggeva il
mazzafrusto, che quindi restava ben visibile dal prigioniero.
La
voce uscì in un sussurro cupo, mentre la mano sinistra esplorava
rudemente con le nocche la schiena del prigioniero, là dove le macchie e
gli strappi sulla camicia indicavano i punti in cui le frecce di Ghino
avevano raggiunto il bersaglio.
"A volte la morte è un sollievo. Parla."
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