Mentre i vari membri del gruppo esponevano il loro
pensiero, la faccia corrucciata di Jean lasciava trapelare qualche
microscopico spiraglio di speranza... Se c’era anche solo una
possibilità di non percorrere le gallerie, avrebbe tentato fino
all’ultimo di valutarla e farla valutare agli altri:
“Ok,
ho capito, è di difficile realizzazione, ma non varrebbe la pena
approfondire prima di decidere di tumularsi volontariamente dentro una
montagna, potenzialmente accerchiati da coboldi, orchi, bugbear e chi
più ne ha più ne metta? Oltre tutto mi pare di capire che queste
gallerie siano utilizzate dal negromante con una certa frequenza... Non
so voi, ma non muoio dalla voglia di incontrarlo, ecco. Capisco che da
queste parti sia una celebrità, tuttavia esercita su di me un fascino
del tutto particolare, che mi spinge a volerlo evitare come il palazzo
del podestà quando da bambino sgraffignavo le mele al mercato
galleggiante.”
Il solo pensiero dello scontro con
un negromante dentro le gallerie di una miniera, con zero vie di fuga
che non fossero costituite da lunghi cunicoli con destinazione ignota o,
nella migliore delle ipotesi conosciute, accampamento di quattrocento
coboldi, gli metteva l’orticaria:
“Potreste
cortesemente chiedere ad Ahrar se sia possibile per uno della mia
corporatura scavalcare la palizzata, se conosce la frequenza con cui
viene pattugliata e se una volta dentro e neutralizzato qualcuno dei
suoi simili potrei riuscire ad aprire la porta per farvi passare?”
Il
piano era tutto da definire, ma non era completamente da buttare...
Certo, presentava i suoi rischi e non occorreva aggiungere anche la
malasorte:
“Scarlett saresti così gentile da farmi
tu la traduzione? Sono un uomo semplice e scaramantico.” Concluse
ripetendo il gesto del pugnale della notte e guardando sospettoso in
tralice verso Vixiar, ammantato di nero e troppo simile ad un corvo per
non crearne una vivida immagine nella sua mente...
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