domenica 1 gennaio 2017

DUNGEON MASTER - 21/08 - LISTA 03

«Bel colpo che hai fatto, Tork!», esclamò Siff, un contadino basso e tarchiato sulla trentina.

«Bel colpo sì», si autocomplimentò Tork, anch'egli un contadino, tanto alto e secco quanto l'altro era basso e largo; era anche di diversi anni più giovane: ad occhio e croce, poteva avere sui ventidue o ventitré anni. Scoppiò a ridere: «Vorrei proprio vedere la faccia di quel porco di Holms quando scoprirà che gli sono spariti quattro dei suoi polli migliori. E se lo merita, il bastardo, dopo averci rifilato quelle sementi schifose. Per gli dei, se se lo merita!».

Anche gli altri tre, Stall, Brunnen ed Illon, scoppiarono a ridere somministrando pacche sulle spalle di Tork: «Ben detto!», fece Illon sghignazzando, poi si alzò ed andò verso il grande camino, nel quale i quattro polli stavano sfrigolando allegramente su una griglia. «Mi sa che son pronti: chi vuole controllare?».

Non seppero mai se i polli erano già cotti a puntino oppure no: un improvviso clamore di voci terrorizzate li distolse dal bottino e tutti insieme si precipitarono alla porta. Stall, il primo ad uscire, non ebbe nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo: il tremendo fendente di una grande ascia lo divise a metà in un istante. Gli altri quattro tentarono di ritirarsi nella casa e sprangare la porta, ma un gruppo di orchi entrò di forza respingendoli indietro ed in pochi secondi tre di essi finirono al suolo, chi già morto e chi morente. Solo Tork riuscì a balzare fuori da una finestra, appena prima che anche quella via di fuga venisse bloccata.

Il caos nel villaggio era spaventoso, fra contadini urlanti in fuga, casupole in fiamme ed orchi che imperversavano dovunque come belve assetate di sangue. Tork ebbe appena il tempo di vedere tutto questo, poi un colpo violento lo raggiunse da dietro e su di lui calò l'oscurità.

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Oscurità. Silenzio. Disperazione. Proprio davanti a lui, una macchia di oscurità ancora più cupa del resto. Tork si sentiva risucchiare da quella macchia, inesorabilmente. Poi, una voce...

«Era ora che tornassi in te», disse la voce.

Tork si mosse gemendo sul giaciglio e volse lo sguardo sull'uomo seduto accanto a lui. «E tu chi sei?», chiese in tono sgarbato, mentre una fitta di dolore gli attraversava tutto il corpo.

«Poco fa eri morto, ora sei vivo», osservò placida la voce. «Potresti anche essere più gentile con chi ti ha ridato la vita».

«Ridato la vita?», ribatté sprezzante Tork. «E chi saresti, un dio?».

«Esatto, Tork: un dio. E, da qualche istante, il tuo dio».

«Io non ho dei. E perché, poi, saresti diventato il mio dio? Perché mi hai ridato la vita, come dici tu? Mica te l'ho chiesto! E, tra l'altro, perché mai dovrei crederti?».

«La vita che ti ho dato me la posso riprendere anche subito, se preferisci».

«No! Aspetta! Dicevo così per dire... Cioè, è una cosa difficile da mandar giù, non ti pare?».

«Eppure è così: credici oppure no, per me fa lo stesso».

Tork fissò sospettoso il sedicente dio: «Ma a te che ne viene?», obiettò. «Voglio dire: dov'è la trappola?».

Il dio senza nome sorrise. «La trappola è che ormai sei mio, per tutto il tempo che ti rimane da vivere: sai, avevo bisogno di un nuovo chierico, da queste parti, ora che quello vecchio ha finito il suo tempo».

«Io non so fare il chierico», obiettò Tork. «Voglio dire, ho visto come fanno quelli che passano a volte dal villaggio ed io decisamente non lo saprei fare».

«Metà di quelli nemmeno sanno cosa stanno facendo», obiettò il dio senza nome.

«Forse, ma resta che io sono solo un contadino: che ne so io di chierici?».

«Non fare il modesto: non sei solo un contadino, sei anche un ladro ed un ubriacone. Ed una volta hai anche ucciso un uomo, in una rissa», lo contraddisse il dio misterioso, «il che vuol dire che sei perfetto per me».

«Stai scherzando, spero...».

«No. Sei già caduto abbastanza in basso da non poter scendere di più, il che vuol dire che sei pronto per servire me».

«Ho capito: mi stai prendendo in giro», replicò Tork con l'aria di aver capito tutto. «Ma perché?».

«Non ti sto prendendo in giro. Senti, la questione è semplice: ti ho salvato per servirmi. Se la cosa ti interessa potrai tornare a vivere, ma alle mie condizioni, altrimenti ti lascerò libero di morire. Tutto qui: a te la scelta».

«Le tue condizioni? Quali condizioni?», ribatté Tork, sospettoso.

«D'ora in poi opererai per il trionfo del Bene, sempre e comunque, a qualsiasi costo. Difendere la pace, aiutare i deboli, sai, quelle cose lì. Combatterai il Male in tutte le sue forme ma, attenzione, non potrai uccidere nessuno, per nessun motivo: nemmeno il più malvagio dei malvagi. Gli unici ai quali potrai somministrare la morte saranno coloro che percorrono Mystara senza essere né vivi, né del tutto morti, perché dare la morte a costoro in effetti è un atto di bontà. Ti sarà consentito solo difenderti, se davvero necessario, ma facendo meno danni possibile, a chiunque. Come mio chierico avrai pochi poteri, ma quei pochi che avrai saranno assai grandi...».

«Non sembra male, nel complesso: ci sto!».

«Aspetta: non ho finito. Ogni tuo atto lo dovrai pagare di persona, finché alla fine, quando la tua forza vitale si sarà esaurita, ti presenterai a me ed io peserò le tue azioni, quelle prima di oggi contro quelle future: se il piatto del Male sarà rimasto più pesante di quello del Bene, l'oscurità che già hai visto ti avrà per sempre; in caso contrario, il tuo posto sarà accanto a me».

«Non mi dai molta scelta, mi pare: o l'oscurità subito, o una speranza di sfangarla. Tuttavia finirei per operare il Bene non per bontà ma per convenienza: non me ne intendo, ma la cosa mi pare discutibile...».

«Vedrai che presto imparerai il senso della bontà. Tuttavia ciò che dici è vero, ma proprio questa sarà la tua espiazione: sarai sempre combattuto fra il desiderio di perseguire il Bene ed il terrore di presentarti anzitempo al giudizio, quando la bilancia non sarà ancora dalla parte giusta. Ciò che ti sto offrendo è sì una speranza di redenzione, infatti, ma anche una punizione. Allora, accetti?».

«», rispose Tork con un filo di voce. «Comunque sia, sì».

«Così sia, allora», convenne il dio senza nome. «E, affinché ti ricordi sempre della sporcizia che hai portato nell'anima fino ad oggi, d'ora in poi il tuo nome non sarà più Tork: sarà Filth».


[NdG] In Thyatiano antico il termine "filth" significa "sporcizia"...

[NdG] Questa vicenda ebbe luogo circa vent'anni prima della missione contro Raxxla, ma Filth dimostra ben oltre i cinquant'anni.

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