mercoledì 18 gennaio 2017

HAZA - 21/08 - LISTA 03




Haza continuo' ad affrontare il proprio avversario, senza recedere.
Aveva pagato cara la distrazione di qualche attimo prima, ma adesso erano in due ad affrontare quei goblin, ne avrebbero avuto facilmente ragione.

Il primo colpo gli diede ragione. Forse anche il goblin si era lasciato distrarre, avvedendosi infine dell'arrivo di Sorcius. La testa gli ando' in mille pezzi, mentre gli occhi saltavano nella direzione del suo sguardo, quasi fossero ancora puntati verso l'avversario sbagliato.

Anche l'arco disegnato dalla palla chiodata continuo', senza arrestarsi contro il suo bersaglio.
Il peso del mazzafrusto trascino' il braccio di Haza, ed una spada ebbe facile gioco ad entrare in quella apertura nella sua guardia. Haza e Sorcius ora erano in superiorita' numerica, ma il loro compito sembrava essersi fatto piu' difficile. Il nemico lottava in difesa, con la forza della disperazione e la cattiveria di chi vede in gioco non il bottino o l'onore, ma la vita. Vide arrivare i due colpi, e mentre schivava l'uno, l'altro lo graffio'.

Ancora una volta, il nano si lascio' distrarre. Sorcius perse l'arma, e Haza si prese la briga di colpire l'elsa col piede perche' fosse di nuovo a portata del suo compagno. Poi impresse col braccio una gran rotazione, per assestare il colpo definitivo... ma quel che ando' in frantumi, stavolta, fu una parte del mobilio alle sue spalle. L'impugnatura gli fu strappata di mano, solo la mano vuota fronteggiava il goblin, che sorrise.

Haza comprese quel sorriso, quel ghigno. Riprendere l'arma era volgere le spalle, e quello avrebbe colpito allora, come un serpente. Stese il braccio sinistro in una disperata rotazione, cercando di intercettare e deviare la spada con lo scudo mentre raccoglieva con la destra il manico della propria arma, ma il goblin non aveva nemmeno da preoccuparsi di Sorcius che la spada dell'uomo era di nuovo finita in terra.

Haza senti' il ferro, scaldato dal sangue e dalla lotta, penetrargli a fondo nel fianco e risalire verso le costole, per tornare rapidamente indietro. Capi' di essere stato fortunato, nonostante il dolore. Se quella lama fosse stata appena un pollice piu' lunga, gli avrebbe aperto un altro foro da cui respirare, o forse esalare l'ultimo sospiro.

Si rimise in guardia. Il dolore pulsava. Non avrebbe retto molto di piu' che un altro paio di scambi, se quel maledetto continuava ad accompagnare la sua agilita' con la fortuna.

Era ora o mai piu'.

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