sabato 11 marzo 2017

DUNGEON MASTER - 23/08 - LISTA 03

Issus guardò basito i compagni: ma come, un minuto prima era tutta una paranoia su un possibile quanto improbabile dissimularsi fra loro di un mutaforma, poi tutti si erano accorti di come non fosse possibile andarsene in coppia finanche al cesso, ed ora era tutto un amichevole accogliere un perfetto sconosciuto?

Che poi un perfetto sconosciuto forse lo era per gli altri, ma per lui quell'uomo era praticamente un libro aperto. Era interessante notare come ogni professione portasse con sé un cliché riconoscibile: maghi, paladini, guerrieri, chierici, tutti avevano una specie di aura che li accompagnava e che ad un occhio attento difficilmente sarebbe sfuggita. Nel caso di quel tizio, non c'era dubbio che il cliché che lo contraddistingueva egli lo conosceva fin troppo bene, perché era il suo stesso cliché, quello che da qualche giorno era diventato per lui l'odiata gabbia dalla quale stava lottando per liberarsi.

«Al tempo! Non è che adesso il pericolo del mutaforma sia di colpo divenuto irreale», disse ai compagni. «Sai, Vixiar Phoenix, tu hai ragione sul fatto di colmare le rispettive lacune... in tutti i sensi. Se nella missione vi fossero solo maghi, fallirebbero. Se vi fossero solo guerrieri, fallirebbero. Io... e se non mi sbaglio di grosso, anche quest'uomo», disse accennando verso Jean Tanner, «non siamo maghi, ma a nostro modo anche noi possediamo una specie di magia: l'arte di far sì che un nemico si trasformi in un istante in un cadavere senza nemmeno capire come questo possa essergli accaduto. Scommetterei che nessun mutaforma saprebbe emulare questo tipo di magia...».

Detto questo si accostò al Darokiniano per fermarsi a due passi da lui. «Tu ti sei presentato ed è il minimo della cortesia fare altrettanto», esordì. «Issus Hittebarn è il mio nome, da Specularum. Non so cucinare, ma posso permettermi di pagare chi lo faccia per me. Non gioco d'azzardo, perché il mio oro me lo sono ottenuto sempre rischiando la vita. Da tre giorni sono l'uomo più fortunato del mondo. Sono spadaccino per amore, per riscatto e per vendetta. Io so cosa sei, uomo, e riconosco che una buona lama in più potrebbe tornare utile in molte occasioni, ma non ti conosco di persona: non conosco le tue capacità e nemmeno posso essere certo se tu sia effettivamente ciò che appari. Tuttavia conosco un modo per accertare tutto questo: spada e coltello, a torso nudo, al primo sangue, qui fuori dalla locanda. Non mi aspetto che tu mi batta, ma questo mi basterà per misurare la tua abilità. Non è una sfida, è una prova: se la supererai, per me potrai essere dei nostri. Io ti attenderò qui fuori: se vuoi accettare, raggiungimi».

Detto questo, Issus fece col capo un secco cenno di saluto e si avviò verso la porta della locanda.

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